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2 GIUGNO

Oggi, ma nel 1962, a Penne, in provincia di Pescara, sotto la galleria della Ferrovia elettrica abruzzese, che sboccava nel piazzale della stazione, che collegava il centro di Penne con la Pineta di Pescara, alle 15.15, il macchinista Pasquale Leone, alla testa del treno numero 4, partito alle 14.05 dal capoluogo adriatico e con arrivo nella città vestina previsto per le 15.10, investiva il corpo di una giovane che era adagiato orizzontalmente sui binari a scartamento ridotto di 950 millimetri. Presumibilmente si trattava di suicidio. Il cadavere veniva rinvenuto con il braccio sinistro staccato di netto oltre ad altre escoriazioni e il capo reclinato. Comunque risultava già essere stato segnato dal passaggio di un precedente convoglio. La vittima (nella foto, particolare, dall’edizione abruzzese del “Messaggero” del 5 giugno di quel 1962) era A.G., pennese di 15 anni, che lavorava saltuariamente da una sarta di Penne, dalla quale era stata anche al mattino del suo ultimo giorno di vita, per imparare a tagliare i vestiti. Aveva un fratello ed una sorella più grandi di lei e la famiglia viveva in condizioni economiche modeste, coltivando un appezzamento di terra, ma non in stato di indigenza.

Le edizioni abruzzesi dei quotidiani nazionali “Il Tempo”, del 5, del 6, del 7 giugno successivi, e “Il Messaggero”, del 3, del 5 e del 6, paragonavano l’accadimento ad un ipotetico nuovo caso Wilma Montesi, rimasto un giallo irrisolto, avvenuto sulla spiaggia di Torvaianica, in quel di Roma. La morte della ventunenne risaliva al 9 aprile 1953 e la vicenda legata al suo presunto omicidio aveva avuto una larga eco mediatica in tutto il Belpaese. Soprattutto per il verosimile coinvolgimento di personaggi di primo piano della scena politica italica. La giovane età della malcapitata di Penne rinvenuta sui binari della Fea e la posizione del corpo sulla strada ferrata rendevano poco credibile l’ipotesi dell’auto eliminazione. Questo anche secondo le indagini in corso. Anche se a Penne alcuni conoscenti sostenevano, con una certa sicurezza, che la ragazza fosse stata rimproverata, proprio a ridosso del presunto suicidio, energicamente dalla madre perché ritenuta troppo esposta ai corteggiatori. Vi erano anche testimoni che asserivano di aver visto la giovane domandare gli orari dei treni Fea diretti a Pescara. La Fea, con un tracciato di 36 chilometri e 320 metri, aveva aperto il servizio il 22 settembre 1929 ed era stata istituita anche su interessamento del barone dell’Aterno Giacomo Acerbo, originario di Loreto Aprutino, esponente abruzzese di spicco del fascismo nazionale. Verrà soppressa, il 20 giugno 1963, dopo il fallimento della società, dichiarato dal Tribunale di Roma, l'8 luglio 1955.