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2 marzo

Oggi, ma nel 1818, a Giza, in Egitto, l’esploratore padovano Giovanni Battista Belzoni, al suo secondo di tre viaggi archeologici, scopriva l’accesso alla piramide del faraone Chefren, IV sovrano della IV dinastia, regnante intorno al 2500 avanti Cristo. L’edificio, alto 143,6 metri, con base quadrata avente lato di 215,25 metri, risulterà la seconda per imponenza dopo quella del padre Cheope, non a caso detta anche Grande piramide di Giza.

L’anno precedente, 1817, il navigatore genovese Giovanni Battista Caviglia, la cui opera era legata ai lavori di dissotterramento della sfinge di Giza, aveva confermato la convinzione che la costruzione non avesse via d’ingresso e che fosse una struttura piena, priva di camera funeraria. Era la credenza consolidatasi per quattromila anni. All'interno della piramide di Chefren Belzoni lasciava, a futura memoria, vergato col nerofumo, a caratteri cubitali, per la lunghezza della parete della camera sepolcrale, l’iscrizione: "Scoperta da G. Belzoni. 2 marzo 1818" (nella foto, particolare). La camera sepolcrale e il sarcofago erano vuoti all’arrivo di Belzoni, ma l’impresa suscitava così tanto clamore a livello internazionale che in Inghilterra veniva coniata una medaglia con la testa di Belzoni sul verso e la piramide di Chefren sul recto.

Belzoni, classe 1778, ingegnere idraulico, dal passato turbolento e dai mille impieghi tra i più disparati, incluso quello di monaco e di attore, era soprannominato “il grande Belzoni” non solo per la lucidità del suo intelletto, ma perché era un gigante anche fisicamente, essendo alto 2 metri e di corporatura robusta. Verrà considerato uno dei proto-egittologi più importanti di sempre dagli estimatori e un predatore di tombe dai detrattori. Di fatto sarà il padre dell’egittologia moderna. Non a caso Belzoni sarà, verosimilmente, fonte d’ispirazione per la creazione, da parte dello sceneggiatore George Lucas, di Indiana Jones, l’intrepido professore-archeologo-avventuriero interpretato dall’attore Harrison Ford nelle pellicole cinematografiche dirette dal regista Steven Spielberg, a cominciare da I predatori dell’arca perduta, del 1981. Nel 1817 Belzoni aveva scovato, tra l’altro, la tomba di Ramses I, nella Valle dei re a Luxor, per conto del diplomatico britannico Henry Salt. Tutta la vicenda di Belzoni verrà raccontata anche da Marco Zatterin, nel volume intitolato “Il gigante del Nilo. Storia e avventure del Grande Belzoni”, che verrà pubblicato dalla Mondadori, di Milano, nel 2000.