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2 novembre

Oggi, ma nel 1930, a Tivoli, Francesco Mancini, vigile urbano di 28 anni, uccideva, con tre colpi di rivoltella sparati a bruciapelo, il medico Antonio Parrozzani (nella foto), classe 1870, originario di Isola del Gran Sasso, dal 1904 direttore dell'ospedale San Giovanni evangelista di Tivoli. Poi il killer infieriva sul cadavere dell'abruzzese esplodendo altri tre colpi.

L'omicidio, destinato ad interessare enormemente l'opinione pubblica in pieno regime fascista, era motivato dal fatto che il poliziotto municipale, operato da Parrozzani di ernia inguinale dieci anni prima, si fosse convinto di essere diventato sessualmente impotente in seguito ad un errore chirurgico.

Parrozzani era considerato un luminare della chirurgia da quando, il 19 aprile 1897, a Roma, nel presidio sanitario della Consolazione, dove era sostituto primario chirurgo al Pronto soccorso, aveva realizzato, con successo, la suturazione del ventricolo sinistro del cuore di un malcapitato facchino che era stato accoltellato. Il suo intervento era stato il primo al mondo con esito positivo. A differenza del tentativo compiuto, ma al ventricolo destro, dal collega Guido Farina, l'8 giugno 1896, sempre nella capitale, il cui paziente era morto sei giorni dopo l'operazione.

L'agente Mancini, arrestato undici giorni dopo il delitto, verrà condannato all'ergastolo, ma poi la pena verrà mitigata, anche grazie all'intervento del principe del foro Bruno Cassinelli. Il 2 novembre 2016, in occasione della commemorazione del fatto di sangue, l'Associazione medica di Tivoli apporrà una targa ricordo all'interno dell'ospedale.