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20 agosto

Oggi, ma nel 1946, a Campagnola, in provincia di Reggio Emilia, in quello che passerà alla storia resistenziale tricolore come Triangolo della morte (nella foto, la schematizzazione in tre diverse accezioni giornalistiche) veniva assassinato, a colpi di fucile, sull'uscio di casa, Ferdinando Mirotti, capitano del Corpo italiano di liberazione. Nell'area indicata, nell'arco temporale '43-'49 verranno uccisi 4.500 partigiani.

L'omicidio di Mirotti risulterà uno dei più inspiegabili del periodo. Il delitto, dal punto di vista processuale, rimarrà legato alla figura di un altro capo partigiano, poi deputato e dirigente del Partito comunista, Otello Montanari. La cui parabola politica ed umana sarà indissolubilmente collegata alla lettera, intitolata "Rigore sugli atti di Eros e Nizzoli", pubblicata dal quotidiano "Il Resto del Carlino" di Reggio Emilia, nell'agosto 1990, attraverso la quale, da presidente dell'Istituto Alcide Cervi, chiederà la riapertura di un confronto storico e politico su alcuni omicidi del dopoguerra, avvenuti nella sua zona di azione, la terra emiliana. Fatti di sangue perpetrati da ex partigiani ai danni di altri "compagni", spesso per rivalità personali o fastidi pretestuosi. Un dibattito che lo porrà al centro delle critiche di una parte della sezione periferica dell'Anpi, l'Associazione nazionale partigiani d'Italia, e degli ex compagni del Pci.

Ma da quell'approfondimento, per quanto scomodo, salteranno fuori le preziose testimonianze che consentiranno di scagionare Germano Nicolini, il cosiddetto comandante Diavolo, ed Egidio Baraldi, altro componente di spicco della Resistenza locale, dall'accusa di aver ucciso il sacerdote don Umberto Pessina, a fucilate, nella sua canonica di San Martino Piccolo, frazione di Correggio, sempre in quel di Reggio Emilia, il 18 giugno 1946, e proprio Ferdinando Mirotti. Le condanne che Nicolini e Baraldi avevano subito, ingiustamente, verranno annullate. Quanto al vero killer di Mirotti, non si avrà mai la vera identificazione e il giallo rimarrà tale.