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20 marzo

Oggi, ma nel 1987, a Roma, in via del Fontanile arenato, il gruppo di fuoco dell'Unione comunisti combattenti, rientrante nella galassia delle Brigate rosse, presumibilmente composto da Claudia Gioia, Maurizio Locusta, Francesco Maietta, Paolo Persichetti, uccideva, con cinque colpi di pistola calibro 38 perforanti, il generale ispettore Licio Giorgieri.

L'obiettivo dell'attacco mortale era un ingegnere navale e meccanico, capo del corpo del Genio aeronautico e direttore generale della Direzione delle costruzioni delle armi e degli armamenti dell'Aeronautica militare, nonché professore associato di razzi e propulsione spaziale nella facoltà di Ingegneria meccanica dell'università di Trieste.

Giorgieri, triestino, del 1925, marito di Giorgia Pellegrini, preside di scuola media nella capitale, e padre di Luisa Gioia, era stato scelto perché ritenuto dai terroristi rossi, presumibilmente a conoscenza di segreti militari relativi alla strage di Ustica, il presunto abbattimento dell'aereo Dc 9 Itavia, del 27 giugno 1980, che aveva causato 81 vittime.

Nell'omicidio, verificatosi vicino all'abitazione di Giorgieri e a bordo della vettura di servizio (nella foto il cadavere del generale crivellato di colpi), veniva lasciato illeso l'autista dell'alto ufficiale dell'arma azzurra, l'aviere di leva Simone Narcelli. Il delitto rimarrà avvolto in una nebulosa, nonostante il grande risalto mediatico ed anche l'individuazione dei veri responsabili dell'esecuzione non sarà mai totalmente appurata. Tra i condannati, in via definitiva, a 27 anni di carcere, nel novembre 1991, susciterà maggiore scalpore la vicenda personale della Gioia, romana, del 1963, reputata come la presunta killer, che dopo aver studiato in cella ed essersi specializzata in allestimenti di mostre d'arte, il 6 marzo 2007 diverrà uno dei curatori degli eventi artistici del distaccamento di Testaccio del Macro, il museo d'arte contemporanea municipale dell'Urbe.