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21 Dicembre

Oggi, ma nel 1915, a Venezia, si schiantava a bordo del suo idrovolante (nella foto, in fase di decollo) il tenente di vascello della regia Marina militare Giuseppe Miraglia. Era originario di Lugo di Romagna, in provincia di Ravenna, del 1883. Si era alzato in volo sulla città lagunare col sottocapo motorista Giorgio Fracassini Serafini -il cui corpo verrà ritrovato solo in un secondo momento- ai comandi dell'idrovolante Macchi L1, matricola 173, biplano a scafo centrale, copia del Lohner L austro-ungarico. Il velivolo, appartenente alla prima squadriglia idrovolanti con sede nell'isola veneziana di Sant'Andrea, era stato appena consegnato dalla fabbrica di Varese, fondata da Giulio Macchi nel 1913, e aveva effettuato un solo volo di prova: ai comandi del tenente di vascello Ugo de Rossi, appartenente alla squadriglia aerea di Grado. Il pescarese Gabriele D'Annunzio si precipiterà nell'ospedale veneziano della Marina per vegliare il cadavere dell'amico. Suo sarà anche il discorso al funerale, il 24 dicembre successivo. Nel romanzo "Notturno", che verrà pubblicato nel 1916 dall'editore milanese Treves, gli dedicherà 60 pagine. Erano legati dal giorno del memorabile volo, effettuato sul cielo di Trieste il 7 agosto di quel 1915, quando il Vate indossava l'uniforme da tenente dei lanceri di Novara. Quell'azione era stata eternata dal "Giornale d'Italia" che, in prima pagina, aveva riportato: «Il velivolo condotto dal comandante Miraglia, avendo a bordo Gabriele d'Annunzio, partì alle ore 3.30 del pomeriggio, sabato 7 agosto 1915, cominciando subito a prendere quota lungo la costa e giungendo sopra Trieste; alle 4.30 era già altissimo. Subito avvistato ebbe il caloroso saluto dai cannoni, dalle mitragliatrici e dai fucili. Fu lanciata una bomba sul magazzino militare Maria Teresa. L'apparecchio colpito da un proiettile di mitragliatrice, ebbe la fusoliera fracassata. Fece lunghi giri sulla città che appariva deserta. Nel primo giro furono lanciate carte col messaggio, dettato dal Poeta.» Che aveva come testo: «Coraggio fratelli! Coraggio e costanza! Per liberarvi più presto, combattiamo senza respiro. Nel Trentino, nel Cadore, nella Carnia, su l'Isonzo, conquistiamo terreno ogni giorno. Non v'è sforzo del nemico che non sia rotto dal valore dei nostri. Non v'è menzogna impudente che non sia sgonfiata dalle nostre baionette. Abbiamo già fatto ventimila prigionieri. In breve tutto il Carso sarà espugnato. Io ve lo dico, io ve lo giuro, fratelli: la nostra vittoria è certa. La bandiera d'Italia sarà piantata sul grande Arsenale e sul Colle di San Giusto. Coraggio e costanza! La fine del vostro martirio è prossima. L'alba della nostra allegrezza è imminente. Dall'alto di queste ali italiane che conduce il prode Miraglia, a voi getto per pegno questo messaggio e il mio cuore. Io Gabriele D'Annunzio. Nel cielo della Patria, 7 agosto 1915.» Contestualmente al decesso -dovuto ad errore umano, conseguente ad un blocco del motore Isotta Fraschini V4A, che aveva costretto Miraglia a tentare l'ammaraggio, ma lo aveva visto arrivare troppo verticale e veloce a pelo d'acqua- gli verrà concessa la medaglia d'argento al valor militare alla memoria dal re Vittorio Emanuele III. Miraglia era figlio del deputato Nicola Miraglia, di Lauria, in quel di Potenza, del 1835, direttore generale del Banco di Napoli. Si era brevettato come pilota militare, a Venezia, il 13 settembre 1914. Il 18 dicembre 1915 aveva compiuto, insieme col tenente Manfredi Gravina, un'altra impresa che verrà considerata immortale nella storia della regia Marina militare: il sorvolo tattico su Pola e dintorni, come ricognizione per conoscere la disposizione delle corazzate nemiche all'interno della più importante base navale asburgica nell'Adriatico.

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