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22 dicembre

22 Dicembre 2025

Oggi, ma nel 1894, a Parigi, Alfred Dreyfus, di 35 anni, alsaziano di Mulhouse, capitano del 31° reggimento d’artiglieria dell’esercito transalpino in forza allo Stato maggiore, benché completamente innocente, veniva condannato alla deportazione perpetua per alto tradimento dal tribunale militare, soprattutto in quanto ebreo e poiché ideale capro espiatorio per alimentare le ambizioni del ministro della Guerra Auguste Mercier. Dopo il processo farsa basato prevalentemente su documentazione posticcia attestante la consegna di informazioni riservate inerenti l’armamento alla nemica Germania, il 5 gennaio 1895 verrà degradato nello “Champ de Mars” davanti alla “École militaire” e rinchiuso alla Santè, il carcere riservato ai delinquenti civili, non avendo più diritto alla prigione per gli appartenenti alle forze armate di Cherche-Midi.

Poi, il 17 gennaio, verrà inviato nella remota Isola del Diavolo (nella foto, particolare, il detenuto in uniforme da recluso nell’immagine stereoscopica realizzata dallo studio Hamel di Amburgo durante il soggiorno obbligato proprio nella Guyana francese, l’1 gennaio 1898). L’Affaire, con anche la vigorosa presa di posizione del romanziere Emile Zola a partire dal “J’accuse” rivolto al presidente Felix Faure pubblicato sul quotidiano socialista parigino “L’Aurore”, il 13 gennaio 1898, spaccherà l’Europa in colpevolisti e innocentisti - il vero spione sarebbe stato Ferdinand Walsin-Esterházy, addetto al controspionaggio e collegato all’ambasciata tedesca a Parigi tramite l’addetto militare germanico Maximilian von Schwartzkoppen - e coinvolgerà anche il Belpaese: poiché vi sarà il serio rischio di vedere tirato dentro il controverso caso Alessandro Panizzardi, a sua volta addetto militare italiano distaccato nell’ambasciata di Roma in Francia.

E il materiale sull’innocenza di Dreyfus verrà con pazienza collazionato da Raniero Paulucci di Calboli, segretario di legazione dell’ambasciata italiana a Parigi, retta da Giuseppe Tornielli Brusati di Vergano, e il materiale confluirà poi nella biblioteca comunale di Forlì dedicata alla memoria di Aurelio Saffi. In ballo ci sarà l’ulteriore compromissione dei rapporti diplomatici tra la rappresentanza parlamentare e governativa italiana e quella dei cosiddetti cugini d’oltralpe già incrinata dalla guerra doganale e dalla vexata quaestio dell’adesione alla Triplica alleanza. Il caso, con la successiva riabilitazione dell’ufficiale e la reintegrazione fino al grado di tenente colonnello e la conseguente partecipazione di Dreyfus al primo conflitto mondiale in qualità di richiamato alle armi sarà alquanto tortuoso e non poco penoso.

Sia dal punto di vista politico che umano. Anche per la forte connotazione antisemita della vicenda nell’ambito della Terza Repubblica francese. Il 6 novembre 2025 il parlamento francese approverà, in via definitiva, la legge che consentirà la promozione al grado di generale di brigata, postuma, di Dreyfus come simbolica riparazione al torto e all’incalcolabile umiliazione inflitta dalla Francia attraversata dalle bordate antisemite sia al soldato che all’uomo.