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22 NOVEMBRE

Oggi, ma nel 2009, a Pecetto di Valenza, in provincia di Alessandria, se ne andava, a 81 anni, il torinese Virginio “Gino” Lugli Munaron, pilota automobilistico di formula 1 con la Maserati 250F della scuderia di Eugenio Castellotti.

Aveva debuttato nel massimo campionato del mondo tagliato il traguardo, in tredicesima posizione, nella settima edizione del gran premio d’Argentina, del 7 febbraio 1960. La competizione era stata disputata sul circuito di Buenos Aires ed era stata vinta dal neozelandese Bruce McLaren su Cooper Climax dell’RRC Walker racing team.

Gino Munaron (nella foto, particolare, proprio durante il gran premio d’Argentina, col numero 14, intento a sorpassare McLaren, col 32, e seguito a ruota dall’argentino José Froilán González, col 16, su Ferrari), classe 1928, era stato l’unico italiano a chiudere la prova poiché il connazionale Giorgio Scarlatti, su Maserati, era stato costretto a ritirarsi per surriscaldamento del motore nell’undicesimo giro e il lodigiano Ettore Chimeri, pure con la Maserati, era naturalizzato venezuelano.

Poi aveva peso parte al gran premio di Francia, a Reims, il 3 luglio 1960, al gran premio di Gran Bretagna, a Silverstone, il 16 luglio 1960, chiudendo quindicesimo, al gran premio d’Italia, a Monza, il 4 settembre 1960. Munaron verrà ricordato nell’albo d’oro della storia dell’automobilismo tricolore non solo per le sue imprese sportive, anche prima e dopo la formula 1, tra le quali la partecipazione alla Mille miglia del 1957 – quella costata la vita allo spagnolo Alfonso De Portago, a Guidizzolo, in quel di Mantova, il 12 maggio, con Edmund Gurner Nelson-, ma per aver fondato la BMW Italia che ha consentito al Belpaese di acquistare e guidare le vetture della casa tedesca di Monaco di Baviera nel 1966 col modello 1800, del segmento “Neue klasse”, inizialmente solo come importatore e poi dal 1973 come sede diretta con base a Palazzolo di Sona, in provincia di Verona.

Munaron aveva debuttato al volante nella XI edizione della Aosta-Gran San Bernardo, del 28 agosto 1949, organizzata dal 1920 dall’Auto club Aosta, con la CDMP Ford 4500, auto-costruita insieme al Conte Paolo Cordero di Montezemolo, zio di Luca Cordero di Montezemolo, futuro presidente della rossa di Maranello dal 1991 al 2014. In quella sfida -che nel 1925 era stata dominata dal barone Diego De Sterlich Aliprandi, nato a Castellammare Adriatico e residente a Penne, sulla Diatto- non era giunto alla fine del percorso perché all'inizio del tratto sterrato dopo Saint-Rhémy, alla prima curva, era arrivato troppo veloce ed era finito nel fosso.

Nel suo percorso da driver aveva preso parte anche a importanti appuntamenti su misto, come il Rallye del Sestriere, promossa dall’Automobil club del capoluogo sabaudo, sia del 25 febbraio 1954, con Lucio Finucci, su Lancia Aurelia B22, chiudendo quinto, l’1 marzo 1957, con Antonio Fiorani, su Maserati A6G.