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23 aprile

Oggi, ma nel 1981, a Palermo, iniziava la seconda guerra di mafia, con l'avanzata del clan criminale dei corleonesi, capeggiati da Totò Riina, Bernardo Provenzano e Leoluca Bagarella, per il predominio sulla gestione dei traffici illeciti nel capoluogo siciliano. Il conflitto terminerà quattro anni dopo. Faceva seguito a quella considerata la prima guerra di mafia degli anni '60.

La seconda guerra scoppiava con l'omicidio, proprio quel 23 aprile 1981, nel giorno del suo compleanno, del boss Stefano Bontate, classe 1941, palermitano, soprannominato Principe di Villagrazia o anche Il falco, massacrato e sfigurato (nella foto il cadavere) a colpi di Ak47, in via Aloi, mentre era fermo al semaforo rosso alla guida della sua Alfa Romeo Giulietta 2000 super color marrone scuro, ancora con la targa prova.

L'agguato mortale, che per la prima volta nella scia di sangue di Cosa nostra veniva compiuto con il Kalashnicov, era stato organizzato dal fratello minore della vittima, Giovanni Bontate, avvocato, letteralmente vendutosi ai corleonesi per tentare di prendere il posto del boss ucciso nella gerarchia di potere. Partecipava alla realizzazione della mattanza, commissionata soprattutto da Riina, anche Pietro Lo Iacono, vice di Stefano Bontate (nella foto).

Quest'ultimo, come racconterà Tommaso Buscetta nella sua fase da collaboratore di giustizia, era presumibilmente coinvolto in accadimenti di estremo rilievo della criminalità organizzata palermitana come, solo per menzionarne alcuni: l'uccisione del presidente dell'Eni Enrico Mattei, avvenuto attraverso il sabotaggio del suo aereo Morane-Saulnier MS.760 Paris, a Bascapè di Pavia, il 27 ottobre 1962, mentre era di ritorno a Milano da Catania; la sparizione, sempre a Palermo, il 16 settembre 1970, del giornalista del quotidiano cittadino L'Ora di Mauro De Mauro, mai più ritrovato; il falso rapimento, verificatosi tra Palermo e New York, nell'agosto 1979 e con conclusione il 13 ottobre successivo, del bancarottiere Michele Sindona.