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23 Dicembre

Oggi, ma nel 1973, arrivava nelle librerie italiane l'edizione tricolore del romanzo di fantascienza, cosiddetta classica, ovvero aderente al vero nelle descrizioni scientifiche, Incontro con Rama. Era un'opera del britannico Arthur Charles Clarke, di Minehead, nel Somerset, classe 1917. Usciva col numero 634 nella serie Urania, pubblicata dalla casa editrice Mondadori di Milano, e verrà considerata come uno dei capolavori della letteratura del genere partorita dal padre di 2001 odissea nello spazio, del 1968, dal quale il regista Stanley Kubrik trarrà l'omonimo film, sempre nello stesso anno. La traduzione dall'inglese all'italiano era stata curata dalla milanese Beatrice "Beata" Della Frattina che lavorava proprio per la Mondadori. Oltre alla versione italiana, Incontro con Rama verrà tradotto in trenta lingue. Gli verranno tributati riconoscimenti quali: il premio Nebula, nel 1973; l'Hugo, nel 1974; lo Jupiter, sempre nel 1974; il Locus, ancora nel 1974. In italiano, nel gennaio 1982, verrà ristampato, nella collana Classici Urania, col numero 58, e di nuovo, nel 1999, nella stessa collana, col numero 262. Il libro era un vero e proprio viaggio in una realtà creata dalla fantasia dell'autore. Le descrizioni erano molto ricche di particolari e questo consentiva al lettore di immedesimarsi il più possibile in quanto stesse leggendo. Esternamente Rama, che era una struttura artificiale di cultura aliena inizialmente scambiata per asteroide, si presentava come un cilindro, lungo 50 chilometri, ed avente il diametro di 20. La superficie era liscia e le uniche strutture individuabili dall'esterno si trovavano al centro di una delle basi. Scopo delle strutture era consentire ad un'eventuale astronave di atterrare su Rama nel punto in cui la forza repulsiva, dovuta alla sua rotazione, fosse nulla. Da qui, attraverso una triplice serie di camere stagne, si accedeva ad un corridoio, lungo 500 metri, che, dopo un'altra triplice serie di camere stagne, permettesse di arrivare alla cavità interna. Quest'ultima, ugualmente di forma cilindrica, era lunga 49 chilometri, e presentava il diametro di 19. Per effetto della forza centrifuga, generata dalla rotazione, ogni oggetto veniva spinto contro le pareti interne. La gravità artificiale che si veniva a creare faceva di Rama un piccolo mondo cilindrico, con superficie abitabile di 2900 chilometri quadrati. Il mondo cilindrico era poi suddiviso in due regioni, delimitate nella parte centrale da una distesa d'acqua lunga 10 chilometri, il Mare cilindrico (nella foto, particolare della raffigurazione). La parte d'ingresso, invece, era il Polo nord e quella opposta era il Polo sud.

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