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23 Gennaio

Oggi, ma nel 1939, a Vienna, veniva trovato morto, nel suo appartamento, il centrocampista della ex nazionale austriaca di calcio Matthias Sindelar, di 35 anni, insieme alla sua fidanzata, la milanese Camilla Castagnola, di 28. Ufficialmente il decesso dei due verrà attribuito a intossicazione da monossido di carbonio, presumibilmente dovuto al difettoso funzionamento della stufa trovata accanto al letto. Ufficiosamente prenderà a circolare la pista che, quello destinato a essere considerato il più talentuoso giocatore di pallone dell'Austria di tutti i tempi, fosse stato suicidato dalla Gestapo, la polizia politica segreta del regime nazista di Adolf Hitler, come ritorsione. E che a farne le spese fosse stata anche la compagna, come lui ebrea. Si erano conosciuti a Milano, quando lui era stato costretto al ricovero in ospedale dopo l'infortunio nella semifinale, disputata contro la compagine tricolore, il 3 giugno 1934, nello stadio di San Siro, in occasione dei Mondiali di quell'anno. L'incontro, terminato 1-0 per l'Italia, aveva spedito gli azzurri verso il confronto contro la Cecoslovacchia, del 10 giugno 1934, chiusosi 2-1, a Roma, nello stadio del partito nazionale fascista, e Sindelar, che non avrebbe disputato la finale per il terzo e quarto posto, del 7 giugno 1934, a Napoli, allo stadio partenopeo Giorgio Ascarelli, tra le braccia della professoressa di Lettere Camilla Castagnola. Lei poi si era trasferita nella capitale asburgica per amore e avrebbe continuato a insegnare italiano. Sindelar (nella foto) aveva firmato la sua condanna a morte, stando alla versione più verosimile sulla ragione del presunto omicidio, nel match, giocato il 3 aprile 1938, al Prater di Vienna, contro la Germania, nella cosiddetta partita della riunificazione. Partita organizzata dagli uomini con la svastica come ultima occasione prima della soppressione di fatto della rappresentativa austriaca in seguito all'Anschluss, l'annessione dell'Austria alla Germania nazista proprio per formare la grande Germania voluta dal Fuhrer. Sindelar, in quella occasione, aveva non solo realizzato uno dei due gol della inattesa vittoria austriaca (l'altra rete era di Karl Sesta, l'ordine di Hitler era di lasciar vincere i tedeschi), ma aveva sberleffato i gerarchi con la croce uncinata esultando per la marcatura sotto la loro tribuna. E in chiusura si era rifiutato di irrigidire il braccio destro nel saluto marziale verso le autorità.

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