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23 Giugno

Oggi, ma nel 1902, a Firenze, nella navata destra della basilica di Santa Croce, veniva inaugurato il monumento funebre (nella foto, particolare) dedicato al compositore Gioacchino Rossini, di Pesaro, classe 1792, morto il 13 novembre 1868 a Passy, in Francia, considerato tra i più grandi operisti della storia della musica. Nel luogo di sepoltura dei grandi italiani, come Pantheon delle glorie patrie, a cominciare da Michelangelo Buonarroti, Ugo Foscolo, Leonardo da Vinci e Galileo Galilei. Rossini era stato ucciso dal cancro al retto dopo aver lungamente combattuto ed essersi inutilmente sottoposto a due interventi chirurgici che gli avevano causarono una devastante infezione. Le sue spoglie erano state tumulate nel cimitero parigino di Perè Lachaise e poi erano state traslate in Italia il 3 maggio 1887, nove anni dopo la morte della seconda moglie, la modella francese Olympe Pélissier, scomparsa il 22 marzo 1878 a Parigi, che aveva deciso la sepoltura parigina, su iniziativa del governo italiano. La tomba fiorentina era stata realizzata dal fiorentino Giuseppe Cassioli. La restituzione della salma di Gioacchino Rossini, eternata col conio di una medaglia dalla Zecca di Stato, incisa dal fiorentino Luigi Gori, era stato vissuto in Italia come un evento eclatante. Innanzitutto perché il maestro in Francia era molto amato, ma soprattutto per la tensione tra i rapporti italo-francesi. Relazioni diplomatiche che erano state rese molto difficili dall'azione dei bersaglieri del generale Cadorna erano entrati a Roma dalla Breccia di Porta Pia, approfittando del fatto che le truppe transalpine, da decenni dedite alla difesa papale, fossero state ritirate dal Vaticano per essere impiegate nella guerra Franco-Prussiana. Episodio che era avvenuto dopo che ripetutamente la Francia avesse aiutato l’Italia contro l’impero austroungarico, nella seconda e nella terza guerra d’indipendenza. La Francia aveva inoltre contribuito molto a rendere possibile l’annessione al regno italico della Lombardia e del Veneto. Per questi motivi l'accadimento capitolino era stato reputato oltralpe come un vero e proprio tradimento atto a minare per decenni i rapporti tra i due Paesi.

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