#TODAY

23 Ottobre

Oggi, ma nel 1915, a San Martino del Carso, nella Trincea delle frasche, veniva centrato mortalmente alla testa da un colpo di fucile austro-ungarico Filippo Corridoni (nella foto, al centro, tra Alceste de Ambris, a sinistra, e Benito Mussolini, a destra), di 28 anni. In forza al 32° reggimento fanteria della brigata Siena del regio esercito, da sottufficiale valoroso era stato messo alla testa di un plotone d'assalto dal generale Giuseppe Ciancio. L'agguato rientrava nella terza battaglia dell'Isonzo della prima guerra mondiale, iniziata il 18 ottobre precedente e che terminerà il 4 novembre successivo: quando l'offensiva italiana, volta a conquistare Gorizia, occupare i monti Podgora e San Michele, ottenere il territorio intorno alla confluenza tra Isonzo e Vipacco, verrà respinta dalle truppe asburgiche. Si conteranno 11mila vittime italiane e 9mila avversarie. L'arcangelo sindacalista, come era soprannominato per il suo impegno in favore dei lavoratori fino a prima che scoppiasse il conflitto, era nato nel 1887 a Pausula, cittadina in provincia di Macerata, che nel 1931 verrà rinominata Corridonia. Era partito per il fronte il 25 luglio 1915. Corridoni aveva lasciato il Partito socialista, dichiaratosi neutralista, per assecondare la propria pulsione interventista. Prima aveva impegnato ogni sua energia come sindacalista rivoluzionario e come giornalista. Aveva partecipato da leader anche alla fondazione dell'Unione sindacale italiana, nella riunione di Modena del 23-25 novembre 1912. Per il suo impegno organizzativo delle proteste operaie e come agitatore era stato arrestato 30 volte. Il fascismo si approprierà della sua carismatica figura: come caduto d'onore per la causa nazionale, come precursore della rivoluzione dei fasci, come elemento di spicco necessario ad alimentare il mito della matrice di sinistra del ventennio. Nel 1925, il duce gli assegnerà la medaglia d'oro al valor militare alla memoria. Nel luogo dell'uccisione, il 24 maggio 1933, verrà inaugurato il cippo commemorativo, alto 23 metri, realizzato, in pietra di Merna, dallo scultore Francesco Ellero con la collaborazione dell'architetto Pietro Zanini, voluto da Mussolini.

@RIPRODUZIONE RISERVATA