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24 agosto

Oggi, ma nel 1946, a Sassuolo, in provincia di Modena, nella frazione di San Michele dei Mucchietti, veniva ucciso a colpi di mitra, nella sua casa di campagna, ex casino di caccia del duca di Modena, da ex partigiani comunisti della zona, l'avvocato Ferdinando "Nando" Ferioli, di 34 anni, di Reggio Emilia, dove aveva anche lo studio legale in via don Giuseppe Andreoli, liberale ed antifascista, figlio di Aristide Ferioli, ultimo sindaco democratico di Sassuolo prima dell'avvento del regime mussoliniano, assassinato da militi in camicia nera sul greto del torrente Crostolo, all'altezza del cimitero cittadino, nel 1944, durante la cosiddetta guerra civile nazionale successiva alla conclusione del secondo conflitto mondiale.

All'omicidio di Nando Ferioli era presente la madre, Margherita Gualerzi, che, già vedova, morirà di crepacuore sette mesi dopo. I presunti sicari saranno da rintracciare nel gruppo del quale facevano parte Antenore Valla, Luigi Megliorati, Guido Baldazzini, Remo Galli, Alberto Ternelli e Felice Bartoli. Questi, a più riprese, saranno aiutati a fuggire sia in Jugoslavia che in Cecoslovacchia, da esponenti locali del Partito comunista italiano. Baldazzini, Ternelli, Bartoli e Galli verranno condannati, dal tribunale di Modena, a vent' anni di carcere, anche per l’esecuzione di Ferdinando Ferioli.

L’agguato mortale rientrava nei fatti di sangue verificatisi, nell’agosto di quel 1946, nel tristemente noto “triangolo della morte” emiliano, riportati all’attenzione mediatica dall’uscita del libro a sfondo storico scritto dal giornalista Giampaolo Pansa “Il sangue dei vinti”, pubblicato da Sperling & Kupfer, di Milano, nel 2003. Il volume punterà l’attenzione verso le esecuzioni e i crimini messi a segno prevalentemente da ex partigiani dopo il 25 aprile 1945, ovvero a Liberazione compiuta, verso fascisti e presunti tali, ma anche ai danni di antifascisti non comunisti ed esponenti cattolici. Con omicidi politici compiuti dal 13 aprile 1945, con l’uccisione di Rolando Rivi (nella foto, particolare del futuro beato, dal 5 ottobre 2013), seminarista di 14 anni, avvenuta a Monchio di Palagano, in quel di Modena, fino al 26 marzo 1955, con la morte violenta di Afro Rossi e Govanni Munarini, che si verificherà a Colombaia di Carpineti, in quel di Reggio Emilia. I sicari presunti responsabili della fine prematura di Ferdinando Ferioli avevano freddato quattro volte in quell’estate del 1946, sempre per regolamenti dei conti politici.

Il 18 giugno precedente era stato fatto fuori, a San Martino di Correggio, don Umberto Pessina, il 20 agosto era caduto il capitano del regio esercito Fernando Mirotti, ex combattente schieratosi dalla parte di Francisco Franco in Spagna e poi passato con gli alleati nella guerra di liberazione, trucidato da una raffica di 35 colpi davanti al cancello di casa a Campagnola Emilia, il 24 il già menzionato Ferioli e due giorni dopo, il 26 agosto, toccherà al primo cittadino socialista di Casalgrande, Umberto Farri, essere passato per le armi, proprio a Casalgrande.