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24 Luglio

Oggi, ma nel 1960, a Roma, nei laboratori dell'istituto nazionale di fisica nucleare di Frascati, diretto da Giorgio Salvini, il fisico austriaco Bruno Touschek realizzava il primo anello di collisione, ovvero il primo acceleratore di particelle in cui far correre, e poi collidere, una particella con la propria antiparticella. Ovvero, per la prima volta, tentavano di circolare insieme, per poi scontrarsi frontalmente, un fascio di elettroni e uno di positroni. Touschek (nella foto, primo da sinistra, nell'officina Magneti dell'Infn di Frascati, nello scatto dell'archivio storico dell'Infn) viennese, ebreo, classe 1921, nella Capitale dal 1952, era alla testa del gruppo di scienziati intenti alla costruzione di quell'acceleratore, Anello di accumulazione -il cui acronimo, Ada, richiamava anche il nome della zia- come Carlo Bernardini, Luciano Cesarini, Gianfranco Corazza, Giorgio Ghigo, in quello che passerà alla storia come gruppo del sincrotrone. Gli studi e la sperimentazione erano stati condotti, in un periodo postbellico, con estrema difficoltà politica perché, in Italia, la classe dirigente riteneva che quel tipo di ricerche fosse appannaggio degli Stati più ricchi e grandi, come gli Usa. Inoltre c'era una particolare problematica per riuscire a coinvolgere gruppi industriali tricolore, come Ansaldo e Passoni-Villa, che potessero partecipare alle realizzazioni pratiche delle prove di laboratorio. Anche per il carisma organizzativo, non solo per le doti di studioso, il lavoro di Touschek verrà particolarmente apprezzato. L'idea vincente era stata pensata nella riunione tenuta, sempre all'interno dell'Infn di Frascati, il 17 febbraio precedente. Il 7 marzo era poi stata esposta, ancora nella medesima sede, nel corso di un seminario, l'ipotesi di annichilazione elettrone-positrone. Il punto di svolta ci sarà il 27 febbraio 1961, riuscendo ad accumulare i primi elettroni nella macchina creata appositamente su disegno di Ghigo, Corazza e Bernardini, seguendo i dettami indicati dalla visione mitteleuropea della fisica delle collisioni di Touschek. Ma di fatto l'apparecchio non riuscirà mai a raggiungere l'intensità di illuminazione sperata, facendo vedere la reazione di annichilazione con produzione di nuove particelle. Benché la possibilità che quell'effetto si verificasse fosse stata ampiamente accertata sulla carta e il valore fosse stato riconosciuto a livello internazionale.

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