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24 Ottobre

Oggi, ma nel 1944, a Roma, venivano reintegrati nella carriera accademica i professori universitari, 14 su 1225, che avevano rifiutato di fornire il loro giuramento di fedeltà al fascismo per poter proseguire la loro attività da cattedratici. Il provvedimento veniva varato dal ministro della Pubblica istruzione del governo presieduto da Ivanoe Bonomi, Guido De Ruggiero, storico della filosofia dell'università La Sapienza della Capitale. Si trattava di: Ernesto Buonaiuti, di Storia del cristianesimo, dell'università La Sapienza, ex prete, che però era anche ostacolato dal Vaticano nel suo percorso di reinserimento; Mario Carrara, di Antropologia criminale, dell'università di Torino; Gaetano De Sanctis, di Storia antica, dell'università di Torino, poi alla Sapienza; Antonio De Viti De Marco, di Scienze delle finanze, della Sapienza; Floriano Del Secolo, di Lettere, del collegio militare Nunziatella di Napoli; Giorgio Errera, di Chimica, dell'università di Pavia; Giorgio Levi Della Vida, di Lingue semitiche, dell'università La Sapienza; Fabio Luzzatto, di Diritto civile, dell'università di Macerata; Piero Martinetti, di Filosofia, dell'università di Milano; Bartolo Nigrisoli, di Chirurgia, dell'università di Bologna; Francesco Ruffini, di Diritto ecclesiastico, dell'università di Torino; Edoardo Ruffini Avondo, di Storia del diritto, dell'università di Perugia; Lionello Venturi, di Storia dell'arte, dell'università di Torino; Vito Volterra, di Fisica, dell'università La Sapienza. A questi nominativi, secondo alcune fonti, andrebbero aggiunti altri professori che ugualmente avevano fornito il loro "no", ma che verranno computati diversamente per via della loro posizione, non ordinaria, all'interno dei vari istituti di studio. Altri perché, pur di non giurare avevano preferito prepensionarsi, collocarsi fuori ruolo o emigrare come professori in visita fuori dal Belpaese. Il giuramento di obbedienza e fedeltà al fascismo era stato introdotto, su suggerimento del ministro dell'Educazione nazionale Balbino Giuliano, col regio decreto numero 1227 del 28 agosto 1931. Nel dettaglio, l'articolo 18 recitava: «I professori di ruolo e i professori incaricati nei regi istituti d'istruzione superiore sono tenuti a prestare giuramento secondo la formula seguente: "Giuro di essere fedele al re, ai suoi reali successori e al regime fascista, di osservare lealmente lo statuto e le altre leggi dello Stato, di esercitare l'ufficio di insegnante e adempire tutti i doveri accademici col proposito di formare cittadini operosi, probi e devoti alla patria e al regime fascista. Giuro che non appartengo né apparterrò ad associazioni o partiti, la cui attività non si concili coi doveri del mio ufficio». Il mancato giuramento prevedeva l'immediata esclusione dall'attività didattica, senza poter beneficiare né di liquidazione né di pensione. L'università di Torino, il 31 dicembre 2001, apporrà la lapide (nella foto, particolare) commemorativa all'interno dell'ateneo, per ricordare il gesto di sfida verso la dittatura in orbace dei quattro docenti che lavorarono in quella sede: Mario Carrara, Francesco Ruffini, Lionello Venturi e Gaetano De Sanctis. Tutta la triste vicenda verrà raccontata dal giornalista Giorgio Boatti nel saggio Preferirei di no, pubblicato dalla casa editrice torinese Einaudi, nel 2001.

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