24 ottobre
Oggi, ma nel 1993, a Orune, in provincia di Nuoro, si diffondeva la notizia del sequestro, messo a segno da rapitori che rimarranno ignoti, del farmacista orunese Paolo “Paoletto” Ruiu, di 42 anni, preso nella notte tra il 22 ed il 23 ottobre precedente e che non farà mai ritorno a casa.
La sua scomparsa sarà legata all’analoga triste sorte del muratore Giuseppe Sechi, di 20 anni, di Ossi, in quel di Sassari, che sparirà il 22 marzo 1994. Quest’ultimo, che ugualmente non sarà mai restituito ai suoi cari, verrà acciuffato, verosimilmente, dai delinquenti dell’Anonima sarda perché servirà un lembo del suo orecchio da inviare come prova dell’esistenza in vita di Ruiu. “Paoletto” verrà tenuto segregato in una grotta sul monte Corrasi, di Oliena, presumibilmente insieme a Vincenzino Marras, di Ozieri, nel sassarese, che sarà catturato, il 3 maggio 1994, ma poi riuscirà a fuggire rompendo le catene. Il riscatto che verrà chiesto alla famiglia di Ruiu ammonterà ad un miliardo di lire.
La vicenda verrà ritenuta tra le più feroci nel lungo elenco dei ratti a scopo di estorsione messi in pratica sull’isola. Dopo la dipartita del fratello, “Checco” Ruiu deciderà di vendere la farmacia, anche in accordo con la sorella Marisa. Le ossa umane (nella foto, particolare, i militari dell’Arma intenti a classificare i reperti) che verranno rinvenute nel Supramonte di Orgosolo, nella Barbagia nuorese, da parte dei carabinieri del nucleo investigativo di Nuoro, il 2 novembre 2018, porteranno alla riapertura del caso Ruiu-Sechi, da parte della Direzione distrettuale antimafia di Cagliari, ma non si avranno nuove piste da seguire. Tutta la vicenda verrà rievocata nel volume, che sarà scritto da Giovanni Ricci, intitolato “La Sardegna dei sequestri”, che sarà pubblicato dall’editore Newton&Compton, di Roma, nel 2009.