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25 gennaio

Oggi, ma nel 1890, a New York, alle 15,51, la giornalista Elizabeth Jane Cochran, alias Nellie Bly, completava il suo giro del mondo da record in 72 giorni. Originaria di Burrell, minuscolo centro nella contea di Armstrong, in Pennsylvania, classe 1864, diverrà nota con lo pseudonimo col quale firmava i suoi articoli d'inchiesta che era stato ispirato, dal titolo di una canzone del cantautore statunitense Stephen Foster, a George Madden, direttore del Pittsburgh Dispatch, il giornale di Pittsburgh nella cui redazione lei aveva iniziato a muovere i primi passi da cronista.

Nel 1887 era stata assunta, a New York, nel New York World di Joseph Pulitzer. Quest'ultimo, nel 1888, aveva pensato di affidare a lei il compito di battere il singolare primato del tour del globo raccontato dallo scrittore francese Jules Verne nel suo romanzo "Il giro del mondo in 80 giorni", dato alle stampe nel 1873. La Bly avrebbe dovuto fare meglio di Phileas Fogg, fittizio ricco gentiluomo dell'alta società londinese, assiduo frequentatore del tradizionale Reform club, riservato ai soli componenti maschili di elevata estrazione sociale, che era riuscito nell'intento accompagnato dal valletto francese Passepartout.

Il romanzo di Verne, verosimilmente, sarebbe stato a sua volta ispirato dalle gesta di George Francis Train, imprenditore dei trasporti via mare e su strada ferrata a stelle e strisce che aveva centrato un simile cimento nel 1870. Il 14 novembre 1889 la Bly era partita da Hoboken, nel New Yersey, per intraprendere la sua avventurosa traversata di 40mila chilometri, che avrebbe completato, per la precisione, in settantadue giorni, sei ore, undici minuti e quattordici secondi. Era la prima esponente del cosiddetto gentil sesso a viaggiare senza essere accompagnata da uomini. Anche per questo motivo, oltre al suo percorso di specializzazione nel vergare pezzi investigativi, diverrà un simbolo planetario dell'emancipazione femminile.

Durante il suo itinerario, mentre era nella tappa francese, del percorso europeo che avrebbe consentito a lei di lambire anche l'Italia, il 22 novembre 1889, era riuscita persino a recarsi ad Amiens, a casa di Verne. La sortita era stata possibile grazie all'interessamento del collega Robert Sherard, corrispondente da Parigi del New York World. Quindi da Amiens era ripartita per Calais dove era salita al volo sul treno diretto in Italia che l'aveva condotta a Brindisi. Città che, con Bari, era una delle soste tricolori della sua breve permanenza nel Belpaese.

I bagagli adottati dalla speciale viaggiatrice erano necessariamente ridotti all’essenziale. Infatti, per passare da un mezzo di locomozione all’altro senza perdere tempo prezioso, si muoveva leggera, con una sola borsetta di cuoio a mano, contenente giusto l'indispensabile. Dettaglio, quest'ultimo, impensabile per quel tempo, per una donna e men che meno per una donna in quel tempo. Alla sartoria newyorkese Ghormley le avevano confezionato lo stravagante cappotto in pelo di cammello, estremamente robusto e resistente, e il cappellino floscio (nella foto, particolare, scattata il 21 febbraio 1890 durante le celebrazioni dopo il rientro) non propriamente reputato adatto ad una fanciulla.

Il suo diario "Around the world in seventy-two days", che verrà pubblicato nello stesso 1890 da The pictorial weeklies company di New York, sarà un grande successo editoriale. La versione integrale, tradotta in italiano, verrà riproposta da Mursia di Milano, a partire dal 2007.