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25 Luglio

Oggi, ma nel 1848, a Custoza, frazione di Sommacampagna, in provincia di Verona, le truppe austriache sconfiggevano quelle italiane, o meglio sabaude del regno di Sardegna, nel contesto della prima guerra d'indipendenza. Verrà considerato come evento decisivo poiché determinerà la ritirata fino a Milano, centro nevralgico del Lombardo Veneto, dell'esercito piemontese, che dovrà abbandonare i territori conquistati durante la fase iniziale della guerra. In ultima analisi provocherà la disfatta del regno di Sardegna nella prima delle due campagne militari del conflitto. La vittoria asburgica si riproporrà, nella terza guerra d'indipendenza, il 24 giugno 1866, sempre nello stesso luogo che assurgerà a simbolo della disfatta dei Savoia. La prima battaglia era particolarmente cruenta e la seconda supererà la prima quanto a ferocia. Nella sfida del 1848 si contavano nello schieramento condotto dai generali Eusebio Bava e Ettore de Sonnaz 212 morti, 657 feriti tra gli italici e 175 morti, 723 feriti tra gli austriaci guidati dal feldmaresciallo Josef Radetzky. Nel secondo conflitto, quello del 1866, con il generale Alfonso La Marmora contro l'arciduca Alberto d'Austria, il bilancio sarà: 714 morti, 2.576 feriti sotto il tricolore savoiardo, 1.170 morti, 3.984 feriti, 2.802 dispersi sotto le insegne degli Asburgo. I contadini della zona, dissodando i campi, continueranno a rinvenire scheletri di soldati morti in combattimento e il 24 giugno 1879, sul colle del Belvedere, verrà inaugurato, dal duca d'Aosta, Amedeo di Savoia, il sacrario, nel quale verranno sistemati i resti dei caduti che, non essendo identificabili, non potranno essere riconsegnati alle famiglie d'origine. La struttura era stata spirata da un'idea del parroco di Custoza, don Gaetano Pivatelli, ed era stata realizzata grazie all'intervento del comitato di cui facevano parte, il sindaco di Verona, l'avvocato Giulio Camuzzoni, il poeta del romanticismo Aleardo Aleardi, veronese, e il senatore Angelo Messedaglia di Villafranca di Verona. A memoria dei martiri di quelle due guerre nascerà l’ossario (nella foto, particolare con i teschi disposti in fila), opera dell’architetto veronese Giacomo Franco. Composto da pianta ottagonale, con quattro lati grandi con gradinata e pronao e quattro lati chiusi, con alla base la cripta col sacrario, mentre nella parte superiore il museo con i cimeli. Dalla punta dell’obelisco affaccia sul paesaggio circostante, mentre nel basamento le ossa accatastate come pro memoria.

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