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25 NOVEMBRE

Oggi, ma nel 1920, a Forlì, nel padiglione destro dell’ex edificio che ospitava la barriera daziaria di Porta Cotogni, concesso dall’amministrazione comunale guidata dal primo cittadino Giuseppe Gaudenzi, il pittore Giovanni Marchini, insieme al prete modernista Tommaso Nediani, fondava l’associazione degli artisti forlivesi.

Segretario era Gualtiero Cesare Albonetti. Il motto del sodalizio (nella foto, particolare, alcuni rappresentanti in posa) era “Sub luce tua carpimus iter”, inciso da Francesco Olivucci per ornare la tessera dei soci e la carta pergamena del singolare club.

La sede era abbellita dal dipinto, datato proprio 1920, ad olio, di 46,5x36,5 centimetri, intitolato “Siamo in quattro (beato chi li trova)”, donato da Giacomo Balla, esponente di spicco del Futurismo, a Marchini. Tela che poi, nel 1930, dopo lo scioglimento di fatto della congrega, nel 1928, a causa della perdita dello stabile, prima affidato d’ufficio al Gruppo rionale fascista e poi demolito per dare spazio a nuove costruzioni, i “Palazzi gemelli”, progettati dall’architetto Cesare Bazzani, verrà donata dallo stesso Marchini alla Pinacoteca civica di Forlì di Palazzo Romagnoli.

Dell’associazione facevano parte, oltre ai già menzionati Marchini e Olivucci: Pietro Angelini, Bernardino Boifava, Dino Bissi, Leonida Brunetti, Maceo Casadei, Augusto Antonio Dirani, Pio Rossi, Luigi Galotti, Carlo Stanghellini, Renato Baldani, Nino Muratori, Ferdinando Rosetti, Tommaso Nediani, Orazio Spighi, Livio Carloni, Umberto Zimelli.

Erano prevalentemente amanti delle arti rimasti disoccupati e squattrinati dopo aver prestato servizio al fronte. La loro idea era quella di contribuire insieme alla crescita culturale della pittura, della scultura, della grafica della letteratura e della musica, nel circondario cittadino. Anche se l’esperienza resisterà meno di un decennio sarà importante nel panorama artistico non solo dell’Emilia Romagna, ma del Belpaese di quel periodo, caratterizzato, politicamente e socialmente, dal trapasso dal primo dopoguerra al consolidamento del fascismo attraversando anche la fase conclusiva dell’avventura fiumana di Gabriele d’Annunzio e il biennio rosso.

Dal 13 dicembre 2016 al 21 gennaio 2017, loro opere saranno esposte nella Galleria Farneti di Forlì, nella mostra curata da Benedetta Farneti. Marchini, di Forlì, classe 1877, aveva potuto frequentare l’accademia di belle arti di Roma grazie al sussidio concesso dall’amministrazione municipale di Forlì. Nella sua fase formativa era stato legato artisticamente all’abruzzese Cesare Averardi, del 1875, originario della frazione Villa Passo, di Civitella del Tronto, in quel di Teramo -Comune del quale sarà anche sindaco durante il primo fascismo, nel 1922- col quale, anche insieme al cagliaritano Antonio Ghisu, aveva compiuto il singolare pellegrinaggio a piedi dalla Città eterna a Napoli per poter ammirare le opere della scuola di Posillipo, i paesaggisti riuniti intorno a Anton Sminck van Pitloo.