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26 novembre

Oggi, ma nel 1992, a Bologna, nel Teatro dell’Antoniano, l’edizione numero 35 dello Zecchino d’oro, che era trasmessa sul piccolo schermo su Rai uno, vedeva esibirsi anche due brani, "Bimbi felici" e "Né bianco né nero", ispirati alla fine, almeno sulla carta, dell’apartheid.

Si trattava della segregazione raziale, con separazione fisica tra persone di colore della pelle differente, imposta dal governo del Sudafrica, col primo ministro Daniel Francois Malan, nel 1948. Ufficialmente era terminata col referendum del 17 marzo 1992, posto in essere dopo la scarcerazione, avvenuta l’11 febbraio 1990, dopo 27 anni in cella, dell'attivista per i diritti umani Nelson Mandela, anche se le celebrazioni ufficiali della Festa della libertà erano state istituite il 27 aprile di quel 1992. Il primo brano musicale era interpretato dai sudafricani Lwazi Thembekwayo, di discendenza africana, quindi dalla pelle scura, e Lian Van der Westhuizen, di origine olandese, quindi dalla pelle chiara. Il secondo era cantato da Caterina Melina, di 7 anni, di Settingiano, in provincia di Catanzaro. La kermesse canora per piccole ugole era presentata da Felice “Cino” Tortorella, già Mago Zurlì, e da Maria Teresa Ruta. Annoverava anche la partecipazione della baby valletta Chiara Tortorella, di 10 anni. Vantava, inoltre, Mariele Ventre come direttrice del coro delle giovanissime voci: il Piccolo coro dell’Antoniano.

La gara (nella foto, particolare, l’immagine di gruppo, dall’archivio storico dello Zecchino d’oro) sarà vinta, il 29 novembre successivo, da "Un giallo in una mano", pezzo cantato dal trio composto da Jada Calzavara, Graziano Cugno e Davide Iannitti. Commovente era l’intervento di Padre Marino Rigon, missionario saveriano di Shelabunia, in Bangladesh, che portava la propria testimonianza sulle drammatiche condizioni di vita dei bambini appartenenti ad uno dei popoli ritenuti più poveri del globo. Grazie alla presenza del religioso veniva avviata anche la tradizione di mostrare, nell’edizione successiva, i risultati dell’iniziativa del Fiore della solidarietà, lanciata nell’anno precedente. La raccolta fondi, denominata appunto Fiore della solidarietà, del 35° Zecchino d’oro verrà utilizzata per edificare un centro d’accoglienza in Croazia.

Tra le curiosità di quella edizione spiccava, nella terza giornata, la canzone "Barabà Ciccì e Coccò", cantata da Federica Del Mastro, destinata a rimanere impressa nella memoria collettiva come reinterpretazione della datata filastrocca popolare. Finirà, come gli altri 11 successi, nella raccolta pubblicata dalla editrice Fonit Cetra, con arrangiamenti di Paolo Zavallone e Augusto Martelli.