TODAY

26 ottobre

Oggi, ma nel 1959, a Godrano, in provincia di Palermo, in corso Vittorio Emanuele II, Salvatore Maggio, Francesco Maggio, Francesco Miceli e Paolo Barbaccia uccidevano Antonino Pecoraro, di 10 anni, e il fratello Vincenzo di 19 (nella foto l'articolo nella prima pagina del quotidiano "l'Unità" del 28 ottobre '59). Ferivano Angelo Francesco Pecoraro, il padre delle due vittime, di 54, che sarà costretto a farsi amputare la mano sinistra, e Demetrio Pecorino, di 35, amico di famiglia.

L'agguato mafioso rientrava nella faida tra famiglie di Godrano: quella dei Barbaccia contro quella dei Lorello. Angelo Francesco Pecoraro, principale obiettivo della spedizione punitiva, era il marito di Francesca Barbaccia. La guerra era in piedi dal 1921 e aveva fatto registrare 60 omicidi, 40 dei quali riguardanti le due casate. Lo scontro era dato soprattutto dal desiderio di predominio sui pascoli del bosco della Ficuzza. In quel posto, infatti, venivano strategicamente nascoste mucche e pecore, frutto di abigeato, prima di essere avviate alla macellazione clandestina. Pratica che rappresentava il 50 per cento della carne consumata a Palermo e dintorni.

I responsabili della sparatoria verranno trascinati in tribunale, a Palermo, il 24 febbraio 1964, dopo la confessione di Serafina Battaglia, considerata la prima testimone di giustizia. Ma lo sforzo della donna, pentitasi per assecondare la propria vicenda personale, e aiutata nel suo percorso dal giudice Cesare Terranova, sarà vano: nel 1971 la Corte di cassazione annullerà le condanne e trasformerà in un nulla di fatto l'intero iter processuale.