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27 dicembre

Oggi, ma nel 1980, da Roma, veniva data dal ministero dell'interno, guidato dal democristiano Virginio Rognoni, la notizia, decisa dal governo presieduto dal Dc Arnaldo Forlani, della chiusura della sezione speciale del carcere di massima sicurezza dell'Asinara, situato in Sardegna, nel territorio comunale di Porto Torres, in provincia di Sassari (nella foto, particolare della notizia, sull'edizione del 27 dicembre '80, del quotidiano L'Unione Sarda).

L'intera struttura, nata come colonia di detenzione agricola nel 1885 e che tornava come tale proprio in quel finire del 1980, che aveva anche rivestito il ruolo di colonia penale per i prigionieri di guerra dei due conflitti mondiali e della guerra d'Etiopia, verrà dismessa completamente nel 1998. Nel 2002 l'intera isola dell'Asinara, di 50,9 chilometri quadrati di superficie, verrà dichiarata parco nazionale, tutelato dal ministero dell'Ambiente. Il distaccamento di Fornelli, situato nella parte più meridionale dell'isola, sull'omonima piana, era stato il primo spazio adibito alla reclusione: 15 presunti mafiosi erano stati sbarcati, il 25 giugno 1971, per sperimentare gli alloggi speciali, con sorveglianza rinforzata.

Per la particolare posizione geografica, ma anche per la conformazione architettonica della istituzione, il carcere era chiamato Alcatraz italiano. Solo il bandito sardo Matteo Boe riuscirà ad evadere, l'1 settembre 1986, insieme al complice Salvatore Duras, che però verrà ripreso proprio durante la fuga. Boe finirà dentro per scontare la condanna, a 16 anni di cella, per il rapimento di Sara Niccoli, avvenuto il 2 luglio 1983, a San Gimignano, in quel di Siena. Il solo successo di Boe, che da fuggiasco riuscirà a lasciare l'isola in gommone, grazie all'aiuto della sua ex compagna Laura Manfredi, renderà il penitenziario dell'Asinara il più sicuro d'Europa. Il 2 ottobre 1979, nel distaccamento di Fornelli, si era verificato il famigerato tentativo di insurrezione, animato dai detenuti politici, soprattutto brigatisti, nel corso della stagione degli anni di piombo, che aveva fornito notorietà internazionale alla super-prigione. I sorvegliati speciali dell'eversione rossa avevano agito per lo più per tentare di rendere inagibile le loro stanze ed essere quindi trasferiti d'urgenza in case circondariali meno sicure, sul continente, dalle quali sarebbe stato più umano darsela a gambe. Nel processo davanti alla corte d’assise di Sassari verranno condannati, a quattro anni, i già detenuti: Maurizio Ferrari, Giorgio Panizzari, Arialdo Lintrami, Giorgio Semeria, Angelo Basone, Renato Curcio, Roberto Ognibene, Giuliano Isa, Francesco Bartolazzi, Alberto Franceschini, Tonino Paroli e Lauro Azzolini, quali responsabili di detenzione di esplosivo, occultato nelle caffettiere moka, lesioni e danneggiamento.