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27 marzo

Oggi, ma nel 1886, a Milano, nel salone delle cerimonie del consolato operaio, in via Campo Lodigiano, la corale intitolata alla memoria del maestro Gaetano Donizetti eseguiva, in forma privata, per la prima volta, il canto dei lavoratori. Il brano che diverrà noto anche come inno del Partito operaio italiano, fondato, sempre nel capoluogo lombardo, il 17 maggio 1882, su iniziativa di Enrico Bignami, Osvaldo Gnocchi Viani, Giuseppe Croce, e che si dissolverà, il 14 agosto 1892, a Genova, quando confluirà nel Partito dei lavoratori italiani, preludio al Partito socialista.

La canzone era basata su parole di Filippo Turati (nella foto il suo ritratto accanto all'avvio del testo, nella versione pubblicata dalle edizioni Bardi di Bologna), avvocato socialista di Canzo, in provincia di Como, del 1857, direttore del periodico Critica sociale, fondato, sempre nella città meneghina, il 15 gennaio 1891. La musica era stata composta da Zenone Mattei, di Armeria, in quel di Terni, del 1859, con la collaborazione di un altro musicista, Amintore Galli, di Perticara di Novafeltria, Rimini. La riduzione era stata di Tino Pelosi, come risulterà nella versione originale delle edizioni Carish.

La prima del canto sarebbe dovuta avvenire, in forma pubblica, il giorno successivo, 28 marzo 1886, in occasione della ufficializzazione dello stendardo della Lega dei figli del lavoro. Ma era intervenuto, per motivi di ordine pubblico, il divieto da parte del VII governo presieduto da Agostino Depretis, della sinistra storica. Le strofe del testo e il loro significato politico erano comunque state rese note anticipatamente: la fatica di Turati -che successivamente verrà tacciata di incitare all'odio di classe- era stata pubblicata, il 7 marzo precedente, sul numero 10 della Farfalla.