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28 Aprile

Oggi, ma nel 1830, a San Lupo, in provincia di Benevento, durante una speciale processione penitenziale organizzata in triduo dai fedeli per invocare la grazia del santo, San Lupo, appunto, dietro la statua, a ciel sereno, cadeva la pioggia sul solo territorio cittadino, che scongiurava la siccità. Calamità naturale che stava bruciando le coltivazioni di grano, principale fonte di sostentamento degli abitanti, di quella stagione. In segno di riconoscenza, da quel 28 aprile, veniva affiancata una giornata solenne, a quella del 29 luglio, festa patronale ufficiale, per rendere omaggio alla presunta grazia che salvava i sanlupesi dalla fame. Il singolare culto di San Lupo, presente solo in Italia e solo a Benevento e a San Lupo, appunto, derivava dalla vicina abbazia di riferimento, quella dei santi Lupolo e Zosimo, successivamente detta di San Lupo, monastero benedettino, a Benevento, nel quartiere Triggio, fondato in epoca longobarda, soppresso nel 1450 e recuperato, nel 1680 come campo santo (nella foto, particolare della facciata della chiesa con il cortile) meglio noto come cimitero dei morticelli, perché ospitava le sepolture dei bambini. Struttura sepolcrale devastata dai bombardamenti aerei della seconda guerra mondiale e caduta in disuso. Ma il San Lupo in questione dal quale scaturiva la devozione popolare era un vescovo francese, nativo di Toul, del 383, dalle nobili origini in quanto figlio del senatore romano Eparchio Franconio, che, secondo l'agiografia, risulterebbe essere riuscito, nel 451, a convincere Attila, che aveva incontrato personalmente, a risparmiare la sua città dalla furia degli Unni. I resti di San Lupo, invocato generalmente contro la possessione demoniaca, la paralisi e l'epilessia, furono dispersi e profanati durante la Rivoluzione francese, fatta eccezione per parte del suo cranio, conservato nella cattedrale di Troyes, dove è morto nel 478.

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