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28 aprile

Oggi, ma nel 1906, a Milano, nell’area alle spalle del castello sforzesco, veniva aperta l’esposizione internazionale del Sempione, che rimarrà a disposizione dei visitatori fino all’11 novembre successivo. Ad inaugurare l’evento, nello spazio da un milione di metri quadrati, tra la piazza d’armi e il parco Sempione, arrivavano il sovrano sabaudo Vittorio Emanuele III e la regina Elena del Montenegro (nella foto, particolare, i reali in carrozza, giunti in treno da Napoli, nell’immagine tratta dall’archivio storico Comerio).

Tra le autorità vi erano anche il senatore del regno e sindaco liberale del capoluogo lombardo Ettore Ponti, nominato marchese dal re direttamente durante la cerimonia di taglio del nastro, e il ministro dell’Agricoltura, industria e commercio Edoardo Pantano, quale rappresentante del governo presieduto dall’esponente della Destra storica Sidney Sonnino.

Il tema dell’esposizione era dedicato ai trasporti, celebrando il traforo del Sempione, galleria di collegamento ferroviario tra il Belpaese e la Svizzera, precisamente da Iselle di Trasquera a Briga, aperta il 24 febbraio 1905 e che verrà inaugurata, sempre dai Savoia, il 19 maggio 1906. Il buco nel Sempione veniva omaggiato già a partire dal manifesto dell’Esposizione, opera grafica realizzata dall’artista triestino Leopoldo Metlicovitz, con l’allegoria di Mercurio e della Scienza che guardavano il treno transitare e venivano illuminati di rosso dai fari della locomotiva. A presiedere l’esposizione era il senatore del regno nonché banchiere meneghino Cesare Mangili. Erano presenti 35mila espositori, provenienti da 40 nazioni.

I visitatori saranno complessivamente 5 milioni. Solo quel 28 aprile venivano staccati 3.200 biglietti d’ingresso, per un incasso di 6.400 lire, che si aggiungevano al mezzo milione di lire proveniente dai 28mila abbonamenti venduti. L’esposizione avrà enorme risonanza anche fuori dai confini nazionali, ma non mancheranno gli imprevisti. Il 3 agosto successivo, alle 3.30, nella galleria d’Arte decorativa italiana e ungherese, scoppierà l’incendio che distruggerà il settore espositivo delle Industrie femminili italiane di Roma, che dal 1903 avevano lo scopo di promuovere il lavoro in rosa e la condizione economica delle donne, e il padiglione dell’architettura.

Anche la parte dedicata alla celebrazione della Veneranda fabbrica del Duomo, con tanto di mostra su una delle più importanti icone della religiosità della città ambrosiana, verrà danneggiata. E si perderà anche il disegno originale della facciata, realizzato dall'architetto Carlo Buzzi, datato 7 aprile 1653. Ma in 40 giorni verranno ripristinati gli spazi espositivi lambiti dalle fiamme per permettere nuovamente ai turisti di ammirarli.