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28 dicembre

Oggi, ma nel 1977, a Roma, veniva ucciso Angelo Pistolesi (nella foto), di 31 anni, dirigente della sezione del Movimento sociale italiano del Portuense, di via Leonardo Greppi. Il killer rimarrà ignoto.

Era stato freddato in via Vincenzo Statella, all'uscita di casa, mentre si recava al lavoro all'Enel. Tre furono le diverse rivendicazioni dell'omicidio: la prima da parte delle Brigate rosse, la seconda proveniente dai Nuclei armati proletari, la terza giunta dai Nuovi Partigiani. Quest'ultima era quella ritenuta maggiormente attendibile.

Pistolesi sarà uno di quei cosiddetti cuori neri dimenticati, nel periodo storico durante il quale era in voga il refrain "uccidere un fascista non è reato". La sua fine era legata alla vendetta per i fatti di Sezze. Era stato, infatti, tra i militanti missini che avevano accompagnato l'onorevole Msi Sandro Saccucci, il 28 maggio 1976, a tenere il comizio a Sezze Romano, nella campagna elettorale per la rielezione alle politiche di quell'anno. La manifestazione era finita con la morte del comunista Luigi De Rosa, della Federazione giovani comunisti italiani, di 19 anni, centrato dal missino Pietro Allatta, e col ferimento dell'esponente di Lotta continua Antonio Spirito.

I tafferugli si erano verificati dopo la contestazione mossa dagli antifascisti e con i neofascisti che si erano fatti strada sparando per uscire dall'abitato. Paese che era considerato roccaforte rossa, posta all'interno della provincia nera. Il deputato Saccucci era stato costretto a riparare all'estero, dopo che, il 27 luglio 1976, la Camera gli avesse tolto l'immunità parlamentare, autorizzandone l'arresto. Verrà catturato, il 21 febbraio 1985, in Argentina. Il 3 marzo 1979 Miro Renzaglia, altro partecipante agli scontri di Sezze, era scampato a un tentato agguato mortale. Ma sarà costretto a vivere con un proiettile in un polmone.

L’omicidio Pistolesi verrà oscurato dalla strage capitolina di via Acca Larenzia, del 7 gennaio 1978, nella quale un commando comunista farà fuori Francesco Ciavatta e Franco Bigonzetti, mentre uscivano dalla sede Msi. E nella stessa mattanza verrà fatto rientrare anche l'agguato mortale ai danni di Stefano Recchioni, militante della sezione Colle Oppio, accorso al Tuscolano dopo l’eccidio.