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29 AGOSTO

Oggi, ma nel 1315, a Montecatini, in provincia di Pistoia, veniva combattuta la battaglia tra i Ghibellini di Uguccione della Faggiola, signore di Pisa e di Lucca, che era coadiuvato dal condottiero Castruccio Castracani degli Antelminelli, contro la coalizione dei Guelfi che comprendeva la Repubblica di Firenze e quella di Siena, che scendeva sul campo con l’appoggio anche di Prato e di Pistoia, e che era capeggiata da Filippo I d’Angiò, sovrano di Napoli.

Il primo schieramento era forte di 20mila fanti e di 4mila cavalieri, il secondo poteva contare su 60mila fanti e 5mila cavalieri. Motivo del contendere era la supremazia territoriale dopo le aspre sfide tra le due fazioni rivali iniziate nel 1125.

Nonostante l’inferiorità numerica, che era schiacciante, pur contando anche sui mercenari tedeschi assoldati all’ultimo momento, aveva la meglio Uguccione della Faggiola che con quella vittoria toccava l’apice della sua gloriosa carriera militare.

Nello scontro (nella foto, particolare, la tavola intitolata “Battaglia di Montecatini” tratta dalla Nova cronica di Giovanni Villani, realizzata in 13 libri, stampata dai Giunti di Firenze nel 1559) i morti pisani erano 300 contro i 10mila dell’esercito avversario.

L’apporto di Castruccio Castracani verrà ritenuto dagli storici fondamentale per l’esito positivo della sfida. Ma nonostante l’evidente merito, Uguccione lo farà arrestare, il 10 aprile successivo, direttamente da suo figlio, Ranieri “Neri” della Faggiola, temendo che potesse essere uno scomodo rivale nella tenuta del potere.

Castruccio verrà liberato, il 12 giugno 1316, da una sommossa popolare che lo acclamerà signore a vita di Lucca. Salito al comando non chiederà la testa di Uguccione e suo figlio “Neri”, ma consentirà a loro un salvacondotto per lasciare la Toscana. La decisione passerà come un gesto di estrema umanità. Caratteristica che verrà sottolineata, il 29 agosto 1520, in occasione della ricorrenza del 205° anniversario della battaglia di Montecatini, quando l’ormai ex segretario della seconda cancelleria della Repubblica fiorentina Niccolò Machiavelli darà alle stampe la biografia “La vita di Castruccio Castracani da Lucca”.

La battaglia di Montecatini del 29 agosto 1315 e le figure di Uguccione della Faggiola e di Castruccio Castracani degli Antelminelli saranno riferimenti dell’opera di Dante Alighieri, che era amico personale di Uguccione. Nella Divina commedia, del 1321, nel canto I dell’Inferno, nei versi 101-102, verrà menzionato da Virgilio come ipotetico Veltro della profezia. Figura simbolica, simile ad un cane da caccia che ucciderà la lupa con sommo dolore e la farà tornare negli inferi da dove era venuta, con funzione salvifica di quell’Italia che per il Sommo poeta era divenuta misera e decaduta. Ne seguirà un dibattito tra specialisti sulla ammissibilità o meno di tale riferimento storico-letterario. La tesi verrà espressa nel 1828 da Carlo Troya nel saggio intitolato Del veltro allegorico di Dante, e nel 1856 ribadita nel volume Del veltro allegorico de' Ghibellini, che verrà pubblicato dalla napoletana Stamperia del vaglio.