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29 dicembre

Oggi, ma nel 2007, ad Orgosolo, in provincia di Nuoro, in corso Repubblica, davanti alla chiesa di San Salvatore, un killer anonimo, che rimarrà tale, uccideva, alle 10,30 di mattina, con sei colpi di pistola calibro 7.65, Peppino Marotto (nella foto, particolare della notizia dell'omicidio, sul quotidiano comunista l'Unità, del 30 dicembre 2007), di 82 anni. Si stava recando a comperare il giornale all'edicola.

Comunista, iscritto al Pci dal 1945, era stato un sindacalista della Cgil ed era divenuto un simbolo di lotta al disagio per la cittadina della Barbagia dove era nato nel 1925. Alla locale sede della Camera del lavoro, in via Piero della Francesca, aveva ancora una postazione perché, nonostante l'età avanzata, non aveva smesso di occuparsi quotidianamente di migliorare le condizioni dei lavoratori sardi. Soprattutto pastori, braccianti e operai, in favore dei quali si era battuto per tutta la vita. Forze dell'ordine e magistratura penseranno che, nella sua attività sociale, Peppino avesse scoperto e toccato interessi scottanti. Aveva iniziato portando le pecore al pascolo, era stato anche latitante e poi, dal 1954 al 1962, si era ritrovato sbattuto in cella come presunto assassino, nonostante si fosse sempre professato innocente. Poi nel 1963 si era spostato da Orgosolo a Santa Cristina e Bissone, in quel di Pavia, per farvi il mungitore e, in seguito, si era fermato nella frazione Lambrinia di Chignolo Po, sempre nel Pavese, in una fonderia e poi in una fattoria. Poi era tornato ad Orgosolo per sposarsi. Aveva sviluppato una passione per la poesia dialettale, era infatti autore delle opere: Pianeta 'e Supramonte, pubblicato dalle edizioni Condaghes, di Cagliari, nel 1966; Cantones politicas sardas, edito nel volume 3 dei Quaderni degli amici della casa Gramsci, di Ghilarza, nel 1978; Testimonianze poetiche in onore di Emilio Lussu, sempre uscito per i tipi di Condaghes, nel 1983. Aveva anche intrapreso un percorso come cantante tradizionale ed era stato il fondatore dei Tenores di Orgosolo. La canzone Piccola Mela, di Francesco De Gregori, riprendeva per i versi "Mi metto in tasca una piccola mela" e "Mi metto in tasca un piccolo fiore", la traduzione di alcuni pezzi proprio di un componimento di Marotto. Il testo del brano musicale, appartenente al lato b del singolo, su 45 giri, Rimmel, del 1975, della casa discografica Rca italiana, di Roma, era: "Mi metto in tasca una piccola mela/Mi metto in tasca una piccola mela/Ti portassero in piazza con chiodi e catene/Se davvero non sei sincera/La figlia del dottore è una maestrina/La figlia del dottore è una maestrina/E conosce a memoria tutti i libri di Omero/Li ripassa tre volte la mattina/Mi metto in tasca un piccolo fiore/Mi metto in tasca un piccolo fiore/Ti legassero stretta alla quercia più vecchia/Se davvero non vuoi il mio cuore/La figlia del dottore sa cantare/La figlia del dottore sa cantare/E mi piace poi tanto quel suo modo di fare/Forse un giorno faremo l'amore".