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29 maggio

Oggi, ma nel 1819, a Trento, che dal 1815 faceva parte dell'impero asburgico secondo quanto sancito dal Congresso di Vienna e dopo la parentesi napoleonica, in quella che diverrà via Paolo Hoss Mazzurana, all'interno del palazzo del conte di Ebenberg e Braunfeld Tommaso Festi, con il melodramma giocoso Cenerentola, di Giacchino Rossini (nella foto, particolare del manifesto della serata d'apertura), su libretto di Jacopo Ferretti - che era stato rappresentato per la prima volta, il 25 gennaio 1817, al Teatro Valle di Roma - veniva inaugurato il teatro voluto dal conte Felice Mazzurana. Deputazione scenica che quindi prendeva il cognome del nobile committente, figura di spicco della società cittadina, e che rimarrà tale fino al 1835, quando diverrà Teatro sociale, passando dalla gestione Mazzurana a quella della Società del teatro. Voluto soprattutto per la comunità di lingua italiana, sarà il fulcro della vita culturale tridentina di alto profilo.

Era stato progettato dall'architetto ed ingegnere di Trento Giuseppe Maria Ducati, mentre le decorazioni interne dell'impianto erano state eseguite da Baldassarre e Tommaso Cipolla, con Giuseppe Ambrosi, maestranze locali. Alla rappresentazione del taglio del nastro partecipavano, nei vari ruoli attoriali e canori: Nicola Bassi, Alberto Torri, Adelaide Comelli, Amalia Albertoni, Stefano Lenzerini, Ladislao Bassi, Maria Rinò, Carolina Rò. Direttore del coro era il maestro Giuseppe Barca.

La struttura verrà acquistata dalla Provincia autonoma di Trento nel 1984 e successivamente restaurata, portando a 754 i posti a sedere, disposti all'italiana, su tre ordini di palchi e con loggione. Il teatro sociale verrà ancora una volta sottoposto ad interventi architettonici, con riapertura al pubblico il 22 giugno 2000, dopo 11 anni di lavori.