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29 Settembre

Oggi, ma nel 1911, a Costantinopoli, l’ambasciatore italiano, marchese Camillo Garroni Carbonara, alle 15, presentava la dichiarazione di guerra al governo ottomano. Alle 17 era previsto l'inizio delle ostilità contro la Turchia. Che termineranno il 18 ottobre 1912, con la vittoria italiana. Le prime operazioni della guerra di Libia toccavano alla regia Marina militare italiana. Due torpediniere ottomane, Tokat e Antalia, cercavano, alle 16, di uscire da Prevesa, porto greco nel mar Ionio. Venivano intercettate dai cacciatorpediniere italiani Alpino, Carabiniere ed Espero, facenti parte della terza squadriglia navale, comandata dal capitano di fregata Italo Ricci, che erano in pattugliamento lungo le coste albanesi. Scoppiava la cosiddetta battaglia di Prevesa, che solo nel nome ricordava quella precedente, avvenuta nello stesso luogo, il 18 settembre 1538, tra la flotta della mezzaluna e quella dell'alleanza cristiana organizzata dal pontefice Paolo III, ad aprire le danze verso la conquista tricolore della quarta sponda, lo scatolone di sabbia libico. La torpediniera Tokat apriva per prima il fuoco, ma era colpita dal tiro dei cacciatorpediniere, così invertiva la rotta e si muoveva per rientrare, ma era inseguita dal Carabiniere (nella foto) che continuava a colpire ripetutamente. L’unità turca si incagliava sulla spiaggia a nord di Punta Mitica e prendeva fuoco a tal punto da costringere l’equipaggio ad abbandonarla. L’Antalia, invece, centrata più volte, invertiva la rotta, tentando di rientrare in porto, ma si incagliava e veniva ugualmente abbandonata. Le siluranti italiane erano sotto la supervisione dell'ispettore, contrammiraglio Luigi Amedeo di Savoia duca degli Abruzzi, che verrà criticato aspramente dalle alte gerarchie della Marina e ritenuto il principale responsabile di aver ordinato di aprire il fuoco nella prima vera azione di guerra marittima contro la Turchia. Il cacciatorpediniere Alpino, che era sotto il comando del capitano di fregata Giuseppe Bertetti, che era in pattugliamento lungo la costa albanese, fermava, nel tardo pomeriggio, e ispezionava il piroscafo, battente bandiera britannica, Newa, che aveva equipaggio greco. A bordo venivano scovate armi, munizioni, granaglie e militari turchi, nel dettaglio 5 ufficiali e 172 soldati. Il mezzo veniva preso sotto scorta dallo stesso Alpino e portato a Taranto. Veniva avviato il piano per la presa di Tripoli da parte dell'Italia. Le unità della seconda divisione navale, agli ordini del contrammiraglio Paolo Thaon di Revel, che era formata dalle navi Garibaldi, Varese, Ferruccio, Marco Polo, Coatit e Minerva, evacuavano i cittadini italiani presenti a Tripoli. Quindi i cacciatorpediniere Lanciere, che era sotto la guida del capitano di fregata Nicola Tangari, e Garibaldino, che era affidata al capitano di corvetta Roberto Andrioli Stagno, protetti dall'incrociatore torpediniere Coatit, del capitano di fregata Giuseppe Mortola, eseguivano la ricognizione ravvicinata della spiaggia di Argub, posta ad est della città, dove si sarebbe svolto lo sbarco delle truppe del corpo italiano di spedizione.

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