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30 Aprile

Oggi, ma nel 1799, a Lauro, in provincia di Avellino, i francesi davano alle fiamme il castello (nella foto, particolare dell'esterno) dei marchesi Lancellotti, simbolo dell'abitato situato nel Vallo di Lauro, perché gli abitanti del borgo non volevano cedere al comando dei giacobini, ritenendoli degli invasori. Si trattò di una spedizione punitiva: scaturita dalla posizione assunta dai lauretani nei confronti della Repubblica napoletana, sorta il 23 gennaio di quel 1799 e che durerà fino al 13 giugno successivo. L'istituzione repubblicana partenopea, con il governo provvisorio affidato in prima istanza a Carlo Lauberg, annoverava tra i componenti anche il teramano Melchiorre Delfico di Montorio al Vomano. L'edificio fortificato di Lauro, di origine longobarda-normanna, risalirebbe al 976. Anche se la prima testimonianza documentaria della presenza del castello era, attraverso i registri della cancelleria angioina, datata 1277 e menzionava la custodia della fortezza a Margherita de Toucy, cugina di Carlo I d'Angiò. Era stato acquistato dai Lancellotti, che lo avevano comperato dalla famiglia Pignatelli, nel 1632. Dopo l'incendio verrà ricostruito, nel 1872, dal principe Filippo Massimo, romano, erede della famiglia Lancellotti, per via di Giuseppina Massimo Lancellotti, quindi anche signore di Lauro. Verrà riedificato in uno stile architettonico composito: gotico, rinascimentale, neoclassico e barocco. L'inaugurazione risalirà, in quello stesso anno, al 25 agosto, nel giorno della festa patronale di San Rocco e San Sebastiano. Il giardino in stile ottocentesco, creato nella ricostruzione del 1872, con al centro la fontana circolare, faceva parte del più ampio parco seicentesco distrutto dal rogo del 30 aprile 1799. Nel 2006, sempre il 25 agosto, verrà organizzata la prima edizione della manifestazione commemorativa "Lumina in castro", con cadenza annuale, promossa dall'associazione Pro Lauro, dove fuochi pirotecnici e illuminazioni, accompagnati da elementi storici, simuleranno la distruzione incendiaria del maniero che, anche grazie a questa attività di recupero della memoria, risulterà tra le dimore antiche più visitate in Campania.

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