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30 dicembre

Oggi, ma nel 1989, a Bologna, nello stadio intitolato a Renato Dall'Ara, a 5 minuti dal fischio d'inizio della partita di calcio di serie A, diciassettesima giornata d'andata della stagione agonistica '89-'90, disputata tra la squadra di casa del mister Gigi Maifredi e la Roma allenata da Gigi Radice, a 5 gradi sotto zero, Lionello Manfredonia, romano, classe 1956, difensore giallorosso, si accasciava nella sua area di rigore del campo di gioco, colpito da due infarti.

Davanti a 28mila spettatori ammutoliti, provvidenziale era l'intervento tempestivo dell'avversario Bruno Giordano, centravanti rossoblu, che aveva militato con Manfredonia nella Lazio. Quindi era decisivo l'arrivo del medico romanista Ernesto Alicicco (nella foto, proprio durante i soccorsi), accompagnato dal massaggiatore Giorgio Rossi che, con un paio di forbici di Hesmark, riusciva ad aprirgli i denti, rimasti serrati, e a praticargli la respirazione bocca a bocca.

Trasportato all'ospedale Maggiore in coma, gli venivano praticate cinque scariche elettriche, contro le abituali tre, dal dottor Franco Naccarella sull'ambulanza, per far ripartire il cuore. Manfredonia si risveglierà 42 ore dopo, nel reparto di rianimazione, ma sarà costretto a ritirarsi dall'attività agonistica a 33 anni. Aveva ancora due anni da trascorrere con la società della lupa, ma il presidente Dino Viola lo metterà a capo del settore giovanile. Dopo aver totalizzato complessivamente 289 presenze e 15 reti nella massima divisione e 36 titolarità e 4 goal in B, inizierà così la seconda carriera di Manfredonia, quella da allenatore e poi anche da dirigente sportivo.

In azzurro, Manfredonia, dopo 11 partite con la Nazionale under-21, il 3 dicembre 1977, aveva esordito con la selezione maggiore, nella partita all'Olimpico, a Roma, contro il Lussemburgo, venendo poi convocato anche per il mondiale del 1978, in Argentina. La gara Bologna-Roma di quel 30 dicembre 1989 non veniva interrotta dall'arbitro Pietro D'Elia della sezione Aia di Salerno e terminava 1-1: la prima rete era l'autogol di Sebastiano Nela, per i giallorossi, la seconda era segnata da Ruggero Rizzitelli, per i felsinei.

L'inconveniente occorso a Manfredonia, benché per un soffio non trasformatosi in tragedia, aveva però riportato alla mente degli italiani, appassionati di pallone e non, la tristemente nota morte prematura del centrocampista del Perugia Renato Curi, classe 1953, di Montefiore dell'Aso, di Ascoli Piceno, ma con famiglia a Pescara, avvenuta proprio per arresto cardiocircolatorio, nel campo perugino di Pian di Massiano, il 30 ottobre 1977, nella disputa contro la Juventus. E prima di lui l'attaccante della Roma Giuliano Taccola, della frazione Uliveto Terme di Vicopisano di Pisa, del 1943, deceduto, sempre per infarto, il 16 marzo 1969, nel capoluogo sardo, durante Roma-Cagliari.