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30 novembre

Oggi, ma nel 1526, a Mantova, nel palazzo signorile di Luigi Gonzaga, moriva di setticemia, per i postumi della ferita alla gamba destra, riportata nella battaglia di Governolo, del 25 novembre precedente, il condottiero Giovanni dalle bande nere. Aveva 28 anni, sarà l'ultimo capitano di ventura risorgimentale. L'infezione era stata provocata da un colpo di falconetto, un cannoncino portatile che sparava palle da 7 centimetri di calibro, fornito da Alfonso I d'Este. L'amputazione dell'arto, da parte del chirurgo Abramo Ariè, non era riuscita a stoppare la cancrena.

L'incidente era accaduto mentre Ludovico di Giovanni de' Medici, questi erano i veri nome e cognome, combatteva, alla testa di 400 fanti più altrettanti cavalieri, al servizio di Papa Clemente VII, contro 12mila lanzichenecchi guidati dal generale tedesco Georg von Frundsberg, che vinceva lo scontro. Giovanni (nella foto particolare del bozzetto preparatorio del dipinto, del 1852, "Giovanni dalle bande nere al passaggio dell'Adda", del pittore Giuseppe Bezzuoli, acquistato dalla Galleria degli Uffizi di Firenze, diretta da Eike Schmidt, il 22 agosto 2019), figlio di Caterina Sforza, signora guerriera di Forlì e Imola, discendente del condottiero Muzio Attendolo Sforza, era stato considerato dal segretario fiorentino Niccolò Machiavelli come l'unico capo militare in grado di difendere gli Stati italiani dalla discesa di Carlo V.

Giovanni aveva ricevuto il battesimo del fuoco, come soldato al soldo del pontefice Leone X, il 5 marzo 1516, nella guerra contro Urbino, combattuta insieme a Lorenzo de' Medici, contro Francesco Maria I della Rovere, battuto 22 giorni dopo. La salma di Giovanni dalle bande nere veniva seppellita, armata, nella chiesa mantovana di San Francesco.