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30 Ottobre

Oggi, ma nel 1975, a Napoli, in via Caravaggio, nell'appartamento della famiglia Santangelo, venivano sgozzati Domenico Santangelo, di 54 anni, rappresentante di commercio ed ex capitano di lungo corso in pensione, la seconda moglie Gemma Cenname, di 50, ostetrica, e la figlia Angela Santangelo, di 19, impiegata dell'Istituto nazionale per l'assicurazione contro le malattie, che nel 1977 verrà trasformato in Istituto nazionale di previdenza sociale. I corpi di marito e moglie erano stati adagiati nella vasca da bagno (nella foto), il cadavere della ragazza, invece, avvolto in una coperta e steso sul letto matrimoniale. Anche il cane Yorkshire terrier, Dick, era stato fatto fuori. La mattanza verrà scoperta l'8 novembre successivo. Il vero killer o gli esecutori del triplice omicidio, non verranno mai identificati. Il giallo rimarrà irrisolto, nonostante un tortuoso iter processuale. Rappresenterà uno dei fatti di cronaca nera in grado di catalizzare l'attenzione degli italiani fino al 2015, quando ci sarà l'archiviazione del caso, per non potersi procedere in base al principio giuridico del ne bis in idem, dopo la riapertura del fascicolo nel 2011, su segnalazione anonima alla procura della repubblica napoletana, e la fuga di notizie, del 28 agosto 2014, sulle tracce di dna che avrebbero confermato la responsabilità di Domenico Zarrelli, nipote della Cenname. Zarrelli verrà arrestato, il 25 marzo 1975, e condannato all'ergastolo, in primo grado, il 9 maggio 1978. Secondo l'accusa, avrebbe agito dopo il rifiuto della zia di prestargli altri soldi. Verrà però assolto, in appello, e la corte di Cassazione confermerà la decisione, il 18 marzo 1985, dopo il precedente annullamento della sentenza e il nuovo processo, spostato dal capoluogo partenopeo a Potenza. Zarrelli verrà anche risarcito dallo Stato, per un milione e 400mila euro, per ingiusta detenzione.

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