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30 ottobre

Oggi, ma nel 1860, a Napoli, in via Chiaia, veniva inaugurato il Gran caffè Gambrinus (nella foto l'ingresso in uno scatto dell'epoca), col nome tratto dal famigerato re delle Fiandre Joannus Primus, ritenuto inventore e quindi patrono della birra.

Il locale veniva aperto dall'imprenditore Vincenzo Apruzzo. Era stato arredato in stile Liberty. Diverrà in breve tempo il punto di riferimento partenopeo della vita mondana: ritrovo di artisti e di personaggi in vista della cultura e della società. Verrà insignito del prezioso riconoscimento di fornitore della reale casa di Savoia per i prodotti di pasticceria provenienti da quello che era stato il glorioso regno delle due Sicilie.

L'ambiziosa intenzione iniziale del caffè era quella di fondere, nell'immaginario degli avventori, le due più famose bevande d'Europa e i relativi loro mondi: la birra, nordica, bionda e fredda col caffè, scuro, bollente, tipicamente napoletano. Da Apruzzo la proprietà passerà a Mariano Vacca, poi a Michele Sergio e quindi portata avanti dai figli Arturo e Antonio Sergio. Nel 1890 i locali verranno affidati alla sapiente maestria dell'architetto Antonio Curri, docente di Architettura nella reale università di Napoli.

Dal 1938 al 1952 rimarrà chiuso, ufficialmente le serrande verranno abbassate. Verrà ricordato soprattutto come cafè chantant - la figura della sciantosa, storpiatura napoletana del termine francese "chanteuse", cantante, rimarrà ancorata proprio al Gambrinus e alle sue serate musicali - come esercizio dove sia nata la pratica del caffè sospeso, lasciato pagato dai più facoltosi per permettere ai meno fortunati economicamente di beneficiare del corroborante sorseggio mattutino, usanza poi diffusasi ovunque, anche oltre oceano, come set cinematografico per pellicole di pregio. Legati alle sale del Gambrinus, vera e propria successione di gallerie d'arte nel cuore del capoluogo campano, poste sotto la storica sede del palazzo della prefettura, saranno, tra gli altri, anche i film: Carosello napoletano, del 1954, per la regia di Ettore Giannini e la partecipazione dell'attrice Sophia Loren; La volpe a tre zampe, del 2002, del regista Sandro Dionisio; L'imbroglio del lenzuolo, del 2009, per la regia di Alfonso Arau, con la partecipazione di Geraldine Chaplin, Anne Parillaud, Maria Grazia Cucinotta e Natalie Caldonazzo.

Tanti i frequentatori illustri registrati nell'albo d'oro del gran caffè. E tra loro i più in vista rimarranno: l'imperatrice d'Austria Sissi, che aveva degustato il gelato alla violetta; il poeta pescarese Gabriele D'Annunzio, che proprio ai tavolini aveva vergato i versi della canzone "A'vucchella", composta per il compositore Francesco Paolo Tosti di Ortona; la giornalista Matilde Serao, che in quel crocevia di letterati aveva fondato, col marito Edoardo Scarfoglio da Paganica, il quotidiano "Il Mattino"; il filosofo di Pescasseroli Benedetto Croce, che aveva deputato a fulcro delle sue riflessioni lo storico locale; lo scrittore irlandese Oscar Wilde che si era recato nella città del Vesuvio con Lord Alfred Douglas dopo i tristi giorni di prigionia.