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31 maggio

Oggi, ma nel 1860, a Catania, nell'insurrezione popolare antiborbonica, guidata dal colonnello Giuseppe Poulet, si distingueva il gesto di Giuseppa Bolognara Calcagno, detta Peppa la cannoniera, che si impossessava di un obice e sparava contro le truppe napoletane (nella foto Peppa al tiro nella xilografia coeva del milanese Pietro Vajani) che volevano reprimere nel sangue i moti favorevoli all'unificazione nazionale con l'inclusione dell'isola nel nuovo regno di re Vittorio Emanuele II di Savoia. La donna, nata nel 1926 a Barcellona Pozzo di Gotto, in provincia di Messina, orfana, cresciuta prima in un istituto per trovatelli nella città etnea e poi, sempre a Catania, come vivandiera di un oste, riusciva a mettere in salvo l'arma trascinandola fino a Mascalucia, a 12 chilometri da Catania. Per utilizzarla nuovamente contro i soldati di Francesco II non appena riprendevano le ostilità.

Il suo coraggio le frutterà la medaglia d'argento al valore militare che le verrà conferita proprio dal neonato regno d'Italia insieme ad una pensione di Stato. Soprattutto il suo ingegno. Quando le pallottole stavano finendo e gli insorti perdevano terreno, Peppa, che era stata lasciata sola ed era minacciata nella sua postazione di tiro da due squadre di lancieri provenienti dal duomo, aveva ingannato la cavalleria spruzzando sulla punta del suo arnese un po’ di polvere da sparo e dandole fuoco aveva simulato un colpo che avesse fatto cilecca. Così la carica a cavallo avanzava per travolgerla, contando sul cannone scarico, ma Peppa, rimasta al suo posto, al momento giusto, aveva sparato facendo una strage. Negli scontri tra i rivoltosi e gli uomini in divisa inviati dall'ultimo sovrano del regno delle due Sicilie Franceschiello moriva Vanni, lo stalliere amante della Bolognara Calcagno. La loro relazione aveva sollevato non poche polemiche tra i catanesi data la giovane età di lui rispetto a lei. Frequentazione che si aggiungeva alla scelta di Peppa di non indossare abiti femminili, preferendo quelli maschili, per dare meno nell'occhio durante i cannoneggiamenti.

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