TODAY

31 ottobre

Oggi, ma nel 1946, a Bologna, in occasione del ventennale della morte, avvenuta il 31 ottobre 1926, l’avvocato Roberto Vighi, che era stato difensore di Mammolo Zamboni e Virginia Tabaroni nel processo farsa davanti al Tribunale speciale per la difesa dello Stato che li aveva condannati a 30 anni di carcere, teneva la prima commemorazione ufficiale del presunto anarchico Anteo Zamboni. Avveniva nella città liberata dal fascismo e con l’ingresso della Brigata Majella, guidata da Ettore Troilo, avvenuto il 21 aprile 1945. L’orazione di Vighi, raccolta in 63 pagine, dal titolo “Anteo Zamboni nel ventennale del suo olocausto” (nella foto, particolare, il ritratto del quindicenne, a sinistra, e il frontespizio del saggio, a destra) veniva anche pubblicata proprio dal tipografo editore Mammolo Zamboni.

L'udienza era stata manovrata dall’abruzzese Guido Cristini, di Guardiagrele, in provincia di Chieti, presidente del Tribunale di Mussolini, che aveva ricevuto direttamente dal Duce il compito di addossare la colpa ai parenti del giovane fatto fuori dalle camice nere sul luogo del presunto attentato fallito a "Mascellone" dello stesso 31 ottobre di quel 1926. Vighi, classe 1891, futuro presidente della Provincia di Bologna, dal 18 giugno 1951 al 30 luglio 1970, era stato esponente socialista fin dal 1911 e aveva subito non poche vessazioni dal regime per il suo profondo antifascismo. Poi era passato al Partito socialista di unità proletaria. Verosimilmente era stato lui a consegnare a Leandro Arpinati, leader bolognese in orbace, il memoriale che rivelava la non colpevolezza di Mammolo Zamboni, padre di Anteo, e di Virginia Tabaroni, la zia del ragazzo, nonché amante di Mammolo. Scottante fascicolo, poi verosimilmente trafugato da Cristini, che sottolineava la presunta estraneità di Anteo nella realizzazione della sparatoria. Esecuzione che sarebbe dovuta essere fatale per il figlio del fabbro di Predappio mentre, insieme al sindaco Umberto Puppini, era in visita ufficiale nella città felsinea per inaugurare lo stadio del littoriale.

Poi Arpinati, dopo aver ottenuto rivelazioni dal giudice nero Cristini sulla volontà precostituita di “M” di far sbattere in cella, a vita, Mammolo Zamboni e Virginia Tabaroni chiederà ed otterrà dal capo del fascismo la grazia per i due. Ma segnerà la fine del suo percorso politico. In seconda battuta verrà fuori anche la probabile pista del complotto: fascisti dissidenti dietro la gragnola di colpi che era poi costata la vita ad Anteo, umile capro espiatorio. Tutta la vicenda verrà raccontata da Brunella Dalla Casa nel volume intitolato "Attentato al Duce. Le molte storie del caso Zamboni", che verrà pubblicato dalla casa editrice Il Mulino, di Bologna, nel 2000. Ma la questione verrà ampiamente trattata anche da chi scrive questa rubrica, nel libro “Il Tribunale speciale e la presidenza di Guido Cristini 1928-1932”, che sarà edito da Mursia, di Milano, nel 2017.