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4 Settembre

Oggi, ma nel 2013, a Bari, Vincenzo Poliseno, di 44 anni, paziente in cura nel Centro di igiene mentale distaccato del quartiere Libertà, di via Tenente Casale, della Asl barese, uccideva con 28 coltellate (alcune fonti le faranno salire a 70) la psichiatra Paola Labriola (nella foto, lo striscione di una delle manifestazioni commemorative), di 53 anni, dirigente medico in servizio nella struttura Cim. L'omicidio, aggravato dalle condizioni di instabilità psichica del killer, che già in precedenza aveva destato preoccupazione nella professionista, avveniva dopo la richiesta di soldi rivolta alla vittima. La dottoressa, sposata con lo psicologo Vito Calabrese e madre, in servizio nella Azienda sanitaria locale barese dal 1994, non era assistita da qualcuno che potesse vigilare sulla sua incolumità lavorativa nonostante la rischiosità della situazione. Non a caso il coniuge, in fase processuale, farà notare come la moglie avesse più volte confessato sia pubblicamente che privatamente di avere paura e di temere per la propria vita sul posto di lavoro. Il sindaco del capoluogo pugliese, Michele Emiliano, proclamerà il lutto cittadino. Poliseno verrà condannato, in via definitiva dalla Corte di cassazione, il 20 ottobre 2017, a 30 anni di carcere. Sarà, invece, estremamente più tortuoso l'iter giudiziario che vedrà imputati i vertici della Asl barese per le negligenze di rito, incluso l'allora direttore generale Domenico Colasanto. Il 12 ottobre 2018 verrà inaugurato l'asilo pubblico, da 24 posti-bambino, di via Celso Ulpiani, intitolato a Paola Labriola, di proprietà dell'università degli studi Aldo Moro di Bari e gestito dall'amministrazione municipale.

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