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5 GENNAIO

Oggi, ma nel 1890, a Massaua, i possedimenti sul Mar Rosso, che erano datati 1879, venivano riuniti nella prima colonia tricolore, l’Eritrea. Detta non a caso Colonia primogenita. La cui esistenza terminerà il 10 febbraio 1947 quando, col trattato di pace di Parigi, dopo il secondo conflitto mondiale, l’Italia dovrà rinunciare a tutte le dipendenze d’oltremare.

Il provvedimento relativo all'Eritrea era in realtà datato 1 gennaio 1890, col regio decreto legge numero 6592, ed era stato firmato a Roma, ma il 5 gennaio avveniva l’ufficializzazione sul posto. Col primo governatore, il generale Baldassarre Orero, di Novara, del 1841, già comandante di Massaua (nella foto, particolare, l'occupazione italiana pacifica del porto di Massaua, del 5 febbraio 1885, da parte di 1500 bersaglieri, agli ordini del colonnello Tancredi Saletta, intenti a scaricare dalle imbarcazioni militari le recinzioni) dal 20 dicembre 1889, che rimarrà in carica fino al 30 giugno di quel 1890 per essere sostituito dal pari grado Antonio Gandolfi, di Carpi, del 1835, reputato maggiormente vicino a Crispi, che però chiederà l’esonero, il 28 febbraio 1892, per non essere riuscito a produrre i risultati amministrativi e politici sperati.

Il nome della prima colonia, che originariamente era Nuova Etiopia, veniva scelto dallo scrittore Carlo Dossi, di Zenevredo, classe 1849, ritenuto tra i maggiori rappresentanti della scapigliatura milanese. Il nobile Dossi era stato, dal 1873, plenipotenziario crispino in Eritrea, dopo essere stato ciambellano del cifrario al ministero degli Esteri, dal 1870.

Francesco Crispi era presidente del Consiglio dei ministri e ministro degli Esteri dal 29 luglio 1887 e rimarrà in carica fino al 6 febbraio 1891. Poi seguirà l’insediamento di Antonio Di Rudinì e di Giovanni Giolitti prima del ritorno in auge di Crispi a capo del suo secondo governo. La presenza italica in Eritrea risaliva al 15 novembre 1869, col padre missionario lazzarista Giuseppe Sapeto che, per conto della controversa società di navigazione di Raffaele Rubattino di Genova aveva avviato le trattative per la cessione della baia di Assab, in Dancalia, al governo di Roma, per 6mila talleri di Maria Teresa.

Presa dai fratelli sultani Ibrahim e Hassan ben Ahmad, segnando, di fatto, il primo atto ufficiale della presenza del Belpaese in Africa. Il possedimento di Assab era stato acquistato dal governo capitolino il 10 marzo 1882 e il 5 luglio di quell’anno c’era stata la dichiarazione pubblica. Inizialmente la striscia di 6 chilometri, dal monte Ganga a Capo Lumah, delimitata da pali, era servita per consentire a Rubattino di attraccare e di ormeggiare le proprie navi e posizionarvi una baracca, custodita da due indigeni, quale deposito di carbone per la flotta. Ma l'acquartieramento era stato sempre in conflitto con l’Egitto che, spalleggiato dalla Gran Bretagna, ne rivendicava la proprietà originaria, anche in virtù della posizione geografica d'influenza.