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6 APRILE

Oggi, ma nel 1818, all’Aquila, Girolamo Manieri veniva nominato vescovo dell’Aquila da Papa Pio VII, in sostituzione di Francesco Saverio Gualtieri, di Lucoli, in provincia dell’Aquila, del 1740, insediatosi il 9 aprile 1792, che diventava vescovo di Caserta.

Manieri, che verrà ricordato anche come il vescovo di San Tussio, era stato designato come vescovo dell’Aquila il 20 marzo precedente e veniva consacrato il 19 aprile successivo da Giulio Maria della Somaglia, cardinale vescovo di Frascati, in quel di Roma.

Manieri (nella foto, particolare, dell’incisione realizzata da Gaetano Riccio nel 1845, dall’archivio Getty images), aquilano, classe 1757, rimarrà in carica fino alla morte, che avverrà, a 87 anni, il 12 novembre 1844. Come suo successore vi sarà il vescovo Michele Navazio, di Melfi, in quel di Potenza, del 1796, elevato il 26 gennaio 1845 e rimasto nel ruolo fino al decesso, che si verificherà il 26 aprile 1852.

Poi sarà la volta di Luigi Filippi, di Avigliano, in quel di Potenza, del 1810, che verrà consacrato il 13 marzo 1853, che, nella scia riformatrice avviata dal predecessore Manieri, sarà il primo degli arcivescovi aquilani, quando la diocesi verrà elevata al rango di arcidiocesi, da Papa Pio IX, il 12 gennaio 1876.

Manieri, vero figlio dell’Aquila, era stato ordinato sacerdote, sempre nella sua città di nascita, il 22 settembre 1781 e dedicherà l’intera esistenza all’evoluzione spirituale e non solo della città. Proprio in quel 1818 che vedeva Manieri ricoprire l’ambito incarico, il pontefice Barnaba Chiaramonti aveva concluso il concordato col re delle Due Sicilie, Ferdinando I, decretando la soppressione della sede vescovile di Cittaducale, divisione amministrativa del circondario aquilano posto a nord-ovest dell’Abruzzo, dovuta prevalentemente alla deficienza delle rendite, garantite dai fedeli attraverso le decime, e stabilendo l’annessione del suo territorio alla meno estesa diocesi aquilana.

Durante la permanenza alla guida della diocesi aquilana Manieri si occuperà, tra l’altro, del recupero delle preziose reliquie di San Tussio, emblematico eremita confessore, verosimilmente proveniente dalla frazione aquilana di Bagno, che era vissuto, tra mille privazioni, presumibilmente nel santuario rupestre di San Michele a Bominaco, frazione di Caporciano.

Il vescovo Manieri farà porre i resti del singolare santo in un’urna di legno intagliata che verrà impreziosita da un0iconografia adornata dagli abiti bianchi e neri propri degli eremiti discendenti di Papa Celestino V. San Tussio verrà raffigurato poggiato sulla Bibbia, a simboleggiare la saldezza della parola di Dio come cardine del suo agire. L’urna del santo, che verrà festeggiato ogni 9 settembre, verrà conservata nella cappella Manieri, nella chiesa di San Marco evangelista, da generazioni appartenente proprio alla famiglia di provenienza del vescovo.