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6 Dicembre

Oggi, ma nel 1990, a Casalecchio di Reno, in provincia di Bologna, un aereo militare da addestramento, Aermacchi MB 326, matricola MM54386/65, in forza al terzo stormo dell'Aeronautica militare italiana, decollato dall'aeroporto di Verona-Villafranca, dove era di stanza, si schiantava (nella foto, le operazioni di soccorso) contro la succursale dell'istituto tecnico Gaetano Salvemini, in via del Fanciullo numero 6. Il pilota, Bruno Viviani, sottotenente di 24 anni -con 740 ore di volo all'attivo, delle quali 140 su quel tipo di aereo- resosi conto dell'ingovernabilità del velivolo che aveva il motore in avaria, si era lanciato col seggiolino eiettabile, atterrando poi, col paracadute, sulle colline di Ceratolo, frazione di Casalecchio, fratturandosi tre vertebre. Ma il velivolo in avaria centrava lo spazio occupato degli studenti della classe 2A dell'edificio scolastico. Morivano sul colpo 12 ragazzi, di quindici anni. L'insegnante di tedesco Cristina Germani, che stava tenendo lezione, rimaneva ferita. Altre 88 persone erano coinvolte nella sciagura e riportavano conseguenze fisiche di grave entità. Dopo la collisione, la palazzina prendeva fuoco per la fuoriuscita del combustibile avio. A perdere la vita erano: Deborah Alutto, di Bologna; Laura Armaroli, di Sasso Marconi; Sara Baroncini, di Casalecchio di Reno; Laura Corazza, di Sasso Marconi; Tiziana de Leo, di Casalecchio di Reno; Antonella Ferrari, di Zola Predosa; Alessandra Gennari, di Zola Predosa; Dario Lucchini, di Bologna; Elisabetta Patrizi, di Casalecchio di Reno; Elena Righetti, di Sasso Marconi; Carmen Schirinzi, di Sasso Marconi; Alessandra Venturi, di Montevegli. Un'altra studentessa della classe colpita, Federica Tacconi, rimasta intrappolata sotto un'ala dell'MB-326, veniva spettacolarmente tratta in salvo dall'intervento dei vigili del fuoco. L'edificio verrà ricostruito, diventando, nel 2001, la Casa della solidarietà Alexander Dubcek per ospitare le associazioni di volontariato locali e la sede della Protezione civile. L’aula della strage verrà chiamata "della memoria" e la parete sventrata dall’aereo verrà trasformata in finestra. La sentenza di secondo grado della corte d'assise d'appello bolognese, del 22 gennaio 1997, ribaltando quella di condanna del 1995, in primo grado, assolverà i tre militari che erano stati accusati di omicidio colposo plurimo e di disastro aviatorio. Ovvero: Viviani, già menzionato, il colonnello Eugenio Brega, comandante del terzo stormo, il tenente colonnello Roberto Corsini, ufficiale della torre di controllo dell'aeroporto di Verona-Villafranca. Il 26 gennaio 1998, la quarta sezione della Corte di cassazione confermerà l'assoluzione per i tre. In sostanza non ci saranno colpevoli assicurati alla giustizia e la strage del 6 dicembre 1990 verrà considerata quale conseguenza inevitabile di un incidente tecnico.

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