6 dicembre
Oggi, ma nel 1981, a Roma, alla Piramide Cestia, un gruppo di fuoco dei Nuclei armati rivoluzionari, formazione terroristica di estrema destra, uccideva, a colpi di arma da fuoco, l’appuntato dei carabinieri Romano Radici, capitolino di 38 anni, in forza al nucleo radiomobile dell’Urbe dal 1976. Si era arruolato nell’Arma nel 1961 e nel 1975 era stato promosso carabiniere scelto e prestava servizio sulle gazzelle (nella foto, particolare, immortalato proprio accanto ad un' Alfa Romeo della Benemerita). In virtù dell’estremo sacrificio nella lotta all’eversione nera, il 10 maggio 1983, verrà insignito della medaglia d’argento al valor civile, alla memoria.
Il giorno dopo, 7 dicembre, spirerà anche l’agente di Polizia Ciro Capobianco, partenopeo di 21 anni, che era stato colpito mortalmente dal piombo dei Nar -il commando era capeggiato da Alessandro Alibrandi, detto “Alì Babà”, di Roma, di 21 anni anche lui, figlio del giudice istruttore del tribunale romano Antonio Alibrandi, che era rimasto esanime a terra, e composto anche da Walter Sordi, Ciro Lai e Pasquale Belsito- due giorni prima, il 5 dicembre, ugualmente nella Città eterna, alla stazione del Labaro, in via Flaminia, mentre era in servizio di pattugliamento.
Verosimilmente Alibrandi, secondo quando riferirà l’ex Nar Massimo Carminati, alias “Er cecato”, durante l’operazione denominata “Mafia Capitale”, nel 2014, era stato fatto fuori da un colpo di pistola esploso per errore dagli stessi militanti “neri” che lo accompagnavano durante l’operazione di disarmo dell’equipaggio di una volante. La vicenda umana e militare di Radici, che tra l’altro lasciava moglie e due figli piccoli, verrà rievocata nel docu-film intitolato “Romano Radici, un eroe semplice”, del regista Ambrogio Crespi.