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6 Febbraio

Oggi, ma nel 1853, a Milano, scoppiava la rivolta antiaustriaca, organizzata dal comitato insurrezionale capeggiato da Giuseppe Piolti de Bianchi, insieme ad Angelo Bargoni, con il coordinamento di Giuseppe Mazzini. Mille operai e artigiani, senza l'appoggio della borghesia, ma solo con il sostegno delle classi sociali più umili, attaccavano le guardiole delle caserme d'Austria presenti nel capoluogo del Lombardo Veneto, armati di soli pugnali, perché non erano arrivati da Genova i fucili ordinati. Venivano uccise 17 guardie e ne venivano ferite 47. La sommossa risorgimentale (nella foto, particolare del dipinto, olio su tela, del pittore di Marsiglia Honore Daumier, di 87 x 113 centimetri, conservato a Washington nella collezione Phillips), considerata la prima in applicazione di idee socialiste, era partita da Porta Romana, Porta Ticinese, Porta Vercellina e Piazza del Duomo. Di fatto non aveva successo e la repressione austriaca portava in cella 895 rivoltosi. Il 9 febbraio successivo, al Castello Sforzesco, verranno impiccati 16 rivoluzionari: Antonio Cavallotti, Cesare Faccioli, Pietro Canevari, Luigi Piazza, Camillo Piazza, Alessandro Silva, Bonaventura Broggini, Luigi Brigatti, Alessandro Scannini, Benedetto Biotti, Giuseppe Monti, Girolamo Saporiti, Siro Taddei, Angelo Galimberti, Angelo Bissi, Pietro Colla. Piolti de Bianchi e Bargoni racconteranno, per primi, gli accadimenti di quel giorno nelle 69 pagine del volume "Il 6 febbraio 1853", pubblicato, nel 1897, per l'editore Frassati di Torino.

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