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6 febbraio

Oggi, ma nel 1985, a San Luca, in provincia di Reggio Calabria, veniva assassinato a colpi di lupara, dalla 'Ndrangheta, il brigadiere dei carabinieri Carmine Tripodi (nella foto, particolare, in mimetica durante un pattugliamento anti sequestri di persona tra i monti della Calabria), dall'inizio del 1982 comandante della locale stazione dell'Arma.

Originario di Torre Orsaia, in quel di Salerno, dove era nato il 14 maggio 1960, aveva ancora 24 anni quando veniva ammazzato. Aveva precedentemente prestato servizio a Bovalino, sempre nel circondario di Reggio Calabria. Veniva soppresso soprattutto per il suo meticoloso lavoro di caccia ai traffici di droga e opposizione ai rapimenti portato avanti particolarmente sull'Aspromonte. Un difficoltoso percorso di indagini che con i risultati raggiunti grazie all'impegno di Tripodi era costato la perdita di molti miliardi di lire alle cosche malavitose della zona.

Tripodi lavorava prevalentemente sulla statale 106 che univa i paesi di Costa Jonica Reggina, ma anche lungo le provinciali, le comunali e le mulattiere e teneva d'occhio gli Strangio, in particolare, i figli di Ciccio Barrita, ovvero Francesco Strangio, che era in carcere per il sequestro di Giuliano Ravizza. Nel giugno 1984 era stata organizzata la cattura contro i presunti responsabili del rapimento di Carlo De Feo ed erano scattate le manette ai polsi di Antonio Di Domenico, Sebastiano e Salvatore Strangio.

Dietro il blitz c'erano state le sue indagini, come anche dietro gli arresti inerenti il sequestro Ravizza. Quest'ultimo, medico e imprenditore delle pellicce col marchio Annabella di Pavia, era stato preso nella sua città, Pavia appunto, il 24 settembre 1981 ed era stato poi liberato, il 25 dicembre dello stesso anno, dopo il pagamento del riscatto.

Quando veniva freddato Tripodi stava rientrando a casa, era in macchina, solo, lungo la provinciale che da San Luca lo avrebbe condotto alla marina. La sua vettura era stata bloccata da un commando che gli sbarrava la strada e gli sparava contro. Benché ferito aveva reagito esplodendo 5 colpi con la sua pistola Beretta d'ordinanza, colpendo anche uno dei sicari, ma era poi stato finito. Quindi gli assalitori avevano urinato sul suo cadavere.

Domenico Strangio, Rocco Marrapodi e Salvatore Romeo, affiliati ai clan criminali del posto, verranno individuati quali presunti appartenenti al gruppo di fuoco coinvolto nell'omicidio, ma verranno assolti e il delitto rimarrà senza colpevoli assicurati alla giustizia. Il 21 gennaio 1986 gli verrà conferita la medaglia d'oro al valor militare alla memoria. Il 6 aprile 2011 gli verrà intitolata la caserma dei carabinieri di San Luca, alla presenza del comandante interregionale con sede a Messina, il generale di corpo d'armata Lucio Nobili, in rappresentanza della Benemerita, e del sottosegretario di Stato all'Interno, magistrato e senatore forzista Benedetto "Nitto" Francesco Palma, quale esponente del governo guidato da Silvio Berlusconi, che il 27 luglio successivo sarebbe diventato ministro della Giustizia.

Il 19 maggio 2018 anche quella della sua cittadina natia, in località San Biase, porterà i suoi nome e cognome. Alla cerimonia interverranno anche i genitori della vittima, Antonio e Carmela, e il comandante dei carabinieri della Campania, generale di divisione Mario Cinque, futuro capo di stato maggiore dei carabinieri dal 25 gennaio 2021.