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6 SETTEMBRE

Oggi, ma nel 1706, a Pianezza, in provincia di Torino, Eugenio di Savoia, principe di Carignano, sfruttando la dritta fornitagli da Maria Bricca, di 22 anni, penetrava, attraverso la galleria segreta, nel salone delle feste del castello, occupato dalle truppe francesi, liberandolo e prendendone possesso. I bellicosi cugini d’oltralpe rimanevano senza la preziosa polveriera e tale mancanza condizionerà pesantemente l’esito del feroce scontro per la supremazia e il controllo della zona.

L’azione compiuta da una schiera di granatieri di Brandeburgo, coadiuvati da soldati savoiardi, era guidata da Leopoldo I di Anhalt-Dessau, principe tedesco e feldmaresciallo dell’esercito prussiano, che, come il “gran capitano”, era al servizio di Vittorio Amedeo II, duca di Savoia, futuro re di Sardegna. Maria Bricca, chiamata così, popolarmente, per aver sposato, l’8 febbraio 1705, Valentino Bricco, di 20 anni più grande, vedovo con 4 figli, era stata cuoca nella fortezza assediata e per questo era a conoscenza della via d’accesso segreta.

Verosimilmente il suo contributo era solo quello di informatrice, benché decisivo, e non di guida effettiva, ascia in resta, come verrà ritratta dal pittore torinese Francesco Gonin, nella tela che verrà esposta nella Basilica di Superga. Tale luogo di culto, destinato a divenire iconico per il capoluogo piemontese, verrà eretto, su volere della “Volpe savoiarda”, a 672 metri al livello del mare, e consacrata l’1 novembre 1731, proprio in segno di ringraziamento per il successo militare riscosso contro l’armata transalpina. La figura della Bricca, con il suo significato evocativo, assurgerà a quella di Pietro Micca in gonnella. Ma, a differenza dell’eroe dell’assedio di Torino, perito a 29 anni, il 30 agosto precedente, salvando la cittadella, morirà, sempre nella natia Pianezza, il 23 dicembre 1733, a 49 anni. Maria Bricca verrà ricordata, in occasione del bicentenario del suo alto gesto patriottico, il 6 settembre 1706, con la targa apposta sulla facciata della sua casa di nascita, da parte dell’amministrazione municipale, facente riferimento al sindaco Vincenzo Borla.

Contestualmente, il 9 settembre di quel 1906, verrà scoperto il bassorilievo (nella foto, particolare), opera dello scultore Tancredi Pozzi, sul muro a destra del portone d’ingresso a Villa Lascaris, residenza estiva dell’arcivescovo torinese Agostino Richelmy.