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7 Dicembre

Oggi, ma nel 1984, a Bagheria, in quel di Palermo, in via Roccaforte, sicari di Cosa nostra, che rimarranno oscuri, freddavano Pietro Busetta (nella foto). Bagherese, classe 1922, imprenditore, veniva fatto fuori perché cognato del capo mafioso, super pentito, Tommaso Buscetta, palermitano del 1928, del quale aveva sposato la sorella Serafina. Si trattava di una tipica vendetta trasversale per tentare, inutilmente, di silenziare le scottanti confessioni del cosiddetto "boss dei due mondi". Le sue rivelazioni, in particolare quelle rese al giudice Giovanni Falcone, avevano consentito, tra l'altro, di ricostruire l'organigramma criminale della cupola, fino allora ignoto. Ma non avevano permesso alla magistratura di svelare i legami tra politica e criminalità organizzata che, a detta dello stesso Buscetta, erano da considerarsi ancora troppo scottanti per essere esternati ai rappresentanti dello Stato, non pronti a recepire tali verità. Buscetta era stato arrestato, a San Paolo, in Brasile, il 23 ottobre 1983, mentre era in compagnia di Leonardo Badalamenti, figlio di don Tano, quest'ultimo ritenuto altro big della mala siciliana, di Cinisi, del 1923. La famiglia di Buscetta, intesa in senso lato, per ritorsione, era stata barbaramente decimata. Tra i vari omicidi, l'11 settembre 1982, erano stati assassinati anche i figli Antonio e Benedetto, di 32 e 34 anni, nati dal matrimonio con Domenica Cavallaro, rapiti e massacrati su ordine di Pippo Calò e Salvatore Cancemi. Il 26 dicembre '82, un commando aveva fatto irruzione nella pizzeria New York Place, uccidendo Giuseppe Genova, il genero, marito della figlia Felicia Buscetta, più Orazio e Antonio D'Amico, sempre facenti parte della parentela. Nel 2019, in occasione del 35° anniversario della morte di Busetta, in piazza vittime di mafia, a Bagheria, verrà piantato dall'amministrazione municipale, alla presenza di Giovanni, figlio di Pietro, un albero d'ulivo per onorare la memoria.

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