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7 ottobre

Oggi, ma nel 2015, a Nicolosi di Catania, nella periferica via Monte Peluso, Luca Priolo, di 24 anni, uccideva, con 42 coltellate soprattutto alla gola e all'addome, la ex compagna Giordana Di Stefano (nella foto particolare dell'annuncio funebre), di 20, danzatrice classica, madre della figlia Asia di 4. L'agguato mortale avveniva, nell'Audi della ragazza, il giorno precedente la prima udienza del processo per stalking a carico di Priolo. Lei lo aveva denunciato, il 3 ottobre 2013, dopo una lunga serie di atti di persecuzione, e non era intenzionata a ritirare la denuncia, nonostante le insistenze di lui. Si erano fidanzati quando lei aveva 15 anni e per via della gravidanza la ragazza aveva lasciato la scuola e diradato gli spettacoli di ballo ai quali era solita partecipare, soprattutto nella parte orientale dell'isola.

Il killer verrà arrestato, poche ore dopo il delitto, alla stazione ferroviaria centrale di Milano, dopo essere fuggito dalla Sicilia a bordo della Fiat Punto della madre: confesserà l'omicidio. Il 28 gennaio 2019 la sentenza d'appello confermerà la condanna di primo grado a 30 anni di carcere, anche se bisognerà attendere la decisione finale della Corte di cassazione per avere la pena definitiva. La madre di lei, Vera Squatrito, fonderà l'associazione "Io sono Giordana" per ricordare la figlia e contestualmente combattere il femminicidio. Riuscirà anche a fare in modo che la nipote ottenga di essere registrata ufficialmente nei documenti con il cognome della madre al posto di quello paterno.