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8 Dicembre

Oggi, ma nel 1943, all'Aquila, nel giorno festivo dedicato all’Immacolata concezione, la stazione ferroviaria attiva sulla linea Sulmona-L’Aquila-Terni, ritenuta snodo nevralgico delle comunicazioni su rotaia, veniva bombardata dai North American B-25 Mitchell statunitensi, armati con cariche da 250 e 500 libbre. Nel contesto del secondo conflitto mondiale, gli ordigni sganciati dal cielo centravano, nello scalo ferroviario del capoluogo abruzzese (nella foto), il convoglio, diretto nel nord d'Italia, composto da venti vagoni chiusi, contenenti munizioni e soprattutto prigionieri anglo-americani spostati da una zona di detenzione all'altra. Questi ultimi, di fatto, rimasti imprigionati tra le lamiere, morivano sotto il fuoco amico. La contabilità era di 200 vittime, tra le quali vi erano anche 58 tedeschi, 85 alleati, e ferrovieri. Veniva centrata dalle cariche esplosive piovute dall'alto anche la Zecca di Stato, che era situata nella zona che ospiterà il complesso Alenia, e che era reputata obiettivo sensibile. La seconda ondata distruttiva faceva fuori 19 operai. Stavano svolgendo il loro turno di straordinario nei reparti di verifica e di numerazione delle banconote. Altri delle maestranze erano comunque presenti nella cucina, nel refettorio e nella cappella dello stabile che veniva considerato, anche per la posizione strategica rispetto a Roma, il forziere di Adolf Hitler in Italia. Contestualmente i bimotori angloamericani avevano sganciato, erroneamente, altre tre bombe che avevano devastato il quartiere di Borgo Rivera, assassinando 14 civili. Dopo il bombardamento, lo scalo ferroviario resterà inagibile e il traffico civile e militare verrà deviato lungo le strade, su camion. L'11 dicembre il governatore della Banca d’Italia Vincenzo Azzolini, che era presente all'Aquila per prendere parte alla cerimonia funebre officiata nella cattedrale, incaricherà, privatamente, l'arcivescovo dell'Aquila Carlo Confalonieri di custodire nella curia arcivescovile le banconote scampate alla distruzione della Zecca e miracolosamente salvate dal successivo saccheggio, di preservare gli stampi, di porre in disparte la carta filigranata e l’oro che era stivato nel deposito.

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