Il corpo esanime di Gilles Villeneuve dopo il terribile incidente sul circuito di Zolder

TODAY

8 maggio

Oggi, ma nel 1982, a Lovanio, in Belgio, sul circuito automobilistico di Zolder, alle 13:52, quando mancava una manciata di minuti al termine delle prove di qualificazione in vista del gran premio del Belgio di formula 1 del giorno successivo, si verificava l'incidente mortale al pilota canadese Gilles Villeneuve della Ferrari. La vittima, classe 1950, originaria di Saint-Jean-sur-Richelieu, occupava l'ottavo posto in griglia. Il compagno di scuderia Didier Pironi, il francese di origine italiana col quale aveva chiuso i rapporti dopo l'incomprensione del gran premio di San Marino, disputato sul circuito Dino Ferrari di Imola, il 25 aprile precedente, che aveva visto Pironi tagliare il traguardo al posto suo, aveva il sesto tempo.

Ormai in procinto di rientrare, Villeneuve aveva affrontato la chicane alle spalle dei box e successivamente la discesa che immetteva alla Terlamenbocht, la curva del bosco. Trovandosi davanti la più lenta March del suo ex compagno di squadra alla McLaren nella stagione agonistica 1977, il tedesco Jochen Mass, non aveva avuto via di scampo. La collisione, inevitabile, portava la Ferrari 126 C2 ad urtare con la ruota anteriore sinistra quella posteriore destra della March.

La rossa di Maranello si staccava dal suolo e volava, per venticinque metri, piroettando al di sopra del guard-rail di destra. La vettura si schiantava violentemente a terra nella via di fuga interna alla Terlamenbocht. La macchina veniva rilanciata in aria, priva dell'avantreno, per poi ricadere in mezzo alla curva. Lo stesso Mass rischiava di essere colpito dalla carcassa che gli passava sulla testa. Nel rimbalzare sul terreno, uno dei pannelli portanti della scocca, posto tra lo schienale del sedile e la paratia frontale del serbatoio, aveva ceduto. Questo inconveniente aveva trascinato con sé gli attacchi delle cinture di sicurezza. Villeneuve veniva sbalzato fuori dall'abitacolo ancora attaccato al sedile. Ricadeva scompostamente sulla spalla destra, dopo un volo di 50 metri. Nell'urto abbatteva la prima rete di protezione e poi sbatteva violentemente il collo su un paletto di sostegno della rete metallica esterna (nella foto, il corpo già esanime del fuoriclasse con i primi soccorritori, coordinati dal medico Sid Watkins).

I rottami della macchina erano stati lanciati in tutte le direzioni. In aria Villeneuve aveva perso le scarpe, che verranno ritrovate a 200 metri di distanza, il casco, recuperato a 100 metri, il volante, piombato a 180. Il trasporto in elicottero nella clinica universitaria di Saint Raphael di Lovanio sarà inutile. La fine prematura di uno degli assi più stimati da Enzo Ferrari, per la sua guida da funambolo, per il coraggio senza limiti nell'osare inosabile sia in pista che nella vita, catapulterà Villeneuve nella storia della massima divisione motoristica, secondo alcuni addetti ai lavori anche nella leggenda. Nonostante non avesse conquistato neanche un titolo mondiale. Il suo palmares si arrestava a 6 gran premi vinti, dall'esordio in formula 1, avvenuto sulla obsoleta McLaren M23, il 16 luglio 1977, a Silverstone, nel gran premio di Gran Bretagna.